Arrivano silenziosi, qualcuno con un fiore, qualcuno lasciando un pensiero nel libro delle condoglianze, qualcun altro assorto per una preghiera o un segno di croce. Una partecipazione quasi tutta di gente comune, commossa e sentita, un lento pellegrinaggio alla camera ardente di Valeria Solesin, uccisa a 28 anni dai terroristi a Parigi. La bara di legno chiaro, è adagiata su un tappeto nell’androne del Municipio di Venezia, a Ca’ Farsetti, ai lati fanno servizio d’onore i vigili urbani. Accanto al feretro i genitori di Valeria, papà Alberto e mamma Luciana, raccolti in un dolore dignitoso e schivo, con gli occhi, talvolta, persi nel vuoto. A metà giornata mamma e papà sono stati raggiunti dal figlio Dario e dal fidanzato della giovane vittima, Andrea Ravagnani. Sul feretro spiccano i fiori bianchi, molti altri sono adagiati davanti. A rendere omaggio a Valeria anche un mazzo di fiori della città di Parigi e di Emergency. C’è chi ha lasciato anche un orsetto piccolo di peluche. Già prima che la camera ardente fosse aperta, una folla di un centinaio di persone si è raccolta sull’area antistante il Comune per accompagnare il feretro nel suo ultimo viaggio. Tra i primi a portare conforto ai genitori di Valeria, il sindaco della città lagunare, Luigi Brugnaro, visibilmente commosso, che ha preceduto la presenza di centinaia di persone e del Patriarca, mons. Francesco Moraglia. E’ il segno della partecipazione e della pietà di fronte ad una morte che ha lasciato attonita non solo Venezia, ma anche tutto il paese. ‘Cerchiamo di dare conforto, se di conforto si può parlare’ dice un ragazzo. ‘Valeria è stata portata via in maniera barbara. Mi stringe il cuore’ aggiunge una signora che chiede ai giornalisti di ‘avere rispetto davanti a quei familiari affranti’.
Il padre di Valeria, non sono capace di odiare – “Non sono una persona capace di odiare. È inutile ragionare su come sono andate le cose. Io non ho voluto sapere”. Lo ha detto Alberto Solesin, Il papà di Valeria, la giovane dottoranda veneziana uccisa nell’attentato al teatro Bataclan di Parigi.
Valeria Solesin è stata colpita da una delle prime raffiche sparate dai terroristi al Bataclan, mentre era assieme al fidanzato, Andrea Ravagnani, ed è morta per dissanguamento tra le braccia del ragazzo che la proteggeva. E’ la ricostruzione fornita dal fidanzato e dagli amici ai Carabinieri di Venezia mentre nella città si apre la camera ardente per la giovane rimasta uccisa nell’attentato al Bataclan. Andrea, la sorella Chiara ed il fidanzato di lei, Stefano Peretti non si sarebbero in realtà mai separati da Valeria: Andrea ha tenuto stretto a sé il corpo della fidanzata. La separazione con la giovane c’è stata quando nel teatro, due ore l’irruzione jihadista, sono intervenute le teste di cuoio francesi ed i primi soccorsi. I tre giovani sono stati sentiti ieri, per la prima volta in Italia, dai Carabinieri di Venezia su delega del procuratore aggiunto Adelchi D’Ippolito. Quella che raccontarono la sera del 13 novembre per telefono ai genitori di Valeria (“l’abbiamo perduta di vista nella calca, forse è ferita”) fu solo una pietosa bugia.
Gentile Redazione le mando questo mio semplice scritto, Veda se ritiene utile pubblicarlo, grazie.
Cari mezzi d’informazione, cari giornalisti, cari politici, cari cittadini, cerchiamo di fare chiarezza, e dire la verità e chiedersi il perché stanno succedendo queste disumane stragi, con attacchi terroristici atroci da condannare assolutamente con assoluta severità e fermezza, dall’aereo fatto esplodere in volo, alla strage di persone innocenti in Francia.
Inviterei a porsi queste domande, per poi trovare delle risposte trasparenti di verità.
Per chi è utile mettere in circolazione tante armi? Chi ha creato ISIS? Chi li addestra? Chi li finanzia? Chi li fornisce le armi? Chi li sostiene politicamente? Se sapremo e avremo il coraggio di dare delle risposte sincere e oneste a queste domande, allora saremo sulla strada giusta e buona per prevenire le stragi e per costruire la vera pace per tutti.
Dobbiamo avere il coraggio, come fa il Papa Francesco, dire con forza no alle armi, che sono mezzi di distruzione e di morte.
Diciamo ad alta voce, si al dialogo, con grande umanità con tutti, si alla collaborazione, si alla prevenzione delle stragi, delle guerre, dei conflitti, delle divisioni. Si alle strategie diplomatiche per risolvere tutti i problemi, della fame, dei migranti, della distribuzione equa delle risorse della terra. Si allo svuotamento degli arsenali per riempire i granai, si alla cultura quella alta, di giustizia sociale, di uguaglianza, di libertà e di pace.
Si ala cultura dell’umiltà, dell’ascolto, del linguaggio corretto e rispettoso, si alla cultura del contagio dell’amore , che sarà quello che ci salverà e salverà il mondo.
Francesco Lena
Via Provinciale,37
24060 Cenate Sopra ( Bergamo )