di ENNIO SIMEONE – Matteo Renzi, appena conosciuta la notizia dell’assoluzione di Virginia Raggi, ha alzato il telefono e le ha fatto una telefonata di cortesia per complimentarsi con lei. Naturalmente, ha fatto in modo che il suo gesto venisse pubblicizzato al massimo. E a chi, anche tra i suoi amici di partito, lo ha criticato per la sua magnanimità nei confronti di una avversaria politica, ha replicato così: «Rispetto chi mi critica per questa telefonata ma la rifarei domattina. La politica ha bisogno di un confronto tra avversari, non tra nemici». Ma già il 10 novembre, subito dopo la sentenza assolutoria del Tribunale di Roma, aveva dedicato questo post alla prima cittadina della Capitale: «Per chi è garantista l’assoluzione di Virginia Raggi è una buona notizia. Gli avversari si sconfiggono nelle urne, non nei tribunali. E il giudizio sul sindaco Raggi lo devono dare i cittadini, non i magistrati. L’ho sempre detto, continuerò a dirlo. Oggi per Roma è una bella giornata».
Se si fosse fermato qui, la sua telefonata a Virginia Raggi avrebbe avuto un notevole valore in questo panorama politico fatto di aspri scontri, di violenze verbali, di accuse e di denigrazioni. Ma lui ha subito provveduto a tentare di trarne il massimo profitto, rivelando il vero scopo di quella telefonata. Lo ha fatto in questo lungo post. Eccolo: «Ho ricevuto molte critiche in queste ore per aver telefonato a Virginia Raggi dopo la sua assoluzione. Capisco che il fair play tra avversari non vada di moda, spesso per responsabilità proprio dei Cinque Stelle. Quanti insulti abbiamo ricevuto! Quante persone sono state massacrate, insieme alle loro famiglie, anche semplicemente per un avviso di garanzia. Non dimentico il fango che ci è stato buttato addosso. Ma noi – prosegue irrefrenabile l’ex capo del governo e del Pd – siamo diversi e non vogliamo cedere alla cultura dell’odio. Noi vogliamo sconfiggere gli avversari per via politica e non con il fango. E quando un cittadino viene assolto, chi è davvero garantista festeggia. Di Battista e Di Maio – attacca prosegue – hanno insultato i giornalisti, colpevoli – a loro dire – di aver fabbricato un clima d’odio nei confronti della Raggi. Quel clima di fango e d’odio noi lo conosciamo bene perché è stato costruito intorno a noi e alle nostre famiglie proprio da gente come Di Battista e Di Maio. E tuttavia non rispondiamo alla barbarie con la barbarie. Noi siamo ostinatamente diversi».
Insomma “viva la Raggi” per un evviva a se stesso e a papà Tiziano. Per di più quelle parole le ha scritte subito dopo aver pronunciato – alla convention di Salsomaggiore dove ha radunato i suoi supporter – velenose accuse e minacce a coloro che nel Pd potrebbero ostacolare le sue mire di riappropriarsi del partito. Ricordate quella pubblicità della Telecom di alcuni anni fa (“Una telefonata allunga la vita”), col plotone di esecuzione in attesa che il condannato a morte concluda la telefonata? Voi, forse, no. Lui sì. Insomma il “lupo” non perde né il pelo né il vizio.
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