Era un ergastolano albanese di 37 anni, Valentin Frokkaj, evaso due volte – dal carcere di Parma nel 2013 e dal Pagliarelli di Palermo nel 2014, il rapinatore ucciso ieri sera da un gioielliere lombardo nella cui villa a Lucino, frazione di Rodano (Milano), si era introdotto con due complici, che sono fuggiti e vengono attivamente ricercati. Il commerciante è stato seguito dai tre malviventi nel garage di casa, dove lui, Rodolfo Corazzo, stava entrando, e, entrato nell’appartamento, lo hanno minacciato di far del male alla moglie e alla figlia di 11 anni se non avesse consegnato soldi e gioielli. Non si sono accorti che Corazzo aveva nel giubbotto una pistola, regolarmente denunciata. E il gioielliere, quando le intimidazioni dei malviventi si sono fatte più minacciose, è stato costretto ad usarla.
“Non volevo assolutamente uccidere, volevo solo proteggere la mia famiglia”, ha dichiarato Rodolfo Corazzo agli inquirenti. E nel ricostruire quanto successo ieri sera, il commerciante si è commosso più volte, soprattutto parlando della sua famiglia, della moglie e della figlia di 11 anni, che – ha raccontato – è stata intimidita dai rapinatori: “Gli avevo dato tutto, in casa non avevo niente, ma loro insistevano minacciandomi, hanno portato mia figlia al piano di sopra e le hanno detto ‘se il tuo papà non ci dice dove sono i soldi gli taglieremo le dita‘. Ci hanno tenuti un’ora e mezzo sotto la minaccia di una pistola, poi hanno sparato sei colpi con una pistola che io avevo nel caveau, io ho sparato solo tre colpi, i primi due sono andati a vuoto, con il terzo ho colpito uno di loro ma senza prendere la mira”.
La magistratura inquirente è orientata a concedere a Corazzo la legittima difesa. C’è da augurarsi che non cambi idea. Almeno in un caso come questo.
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