di FEDERICO BETTA– Dopo dieci anni di carriera con il progetto rivelazione Le luci della centrale elettrica, Vasco Brondi ha deciso di annunciare la fine di quell’esperienza, poi chissà.
In concerto per la seconda volta in poche settimane all’Auditorium Parco della Musica di Roma, Vasco Brondi ha proposto una serata concerto fatta di musica, poesia, racconti personali e tanta riconoscenza per le centinaia di fan che hanno riempito la sala.
Con un alternarsi ben calibrato tra le citazioni degli autori che sono stati i suoi maestri (da Majakovski ai CCCP, da De Gregori a Grotowski, da Bob Dylan al Dalai Lama), il cantautore ferrarese è in tour per dire addio al progetto musicale col quale ha trionfato prima nell’underground indi e ora in quella via di mezzo che lo vede seguitissimo singer che non ha perso il suo stile scabro e autarchico. Accompagnato sul palco da musicisti di alto livello (Rodrigo D’Erasmo al violino e al piano, Andrea Faccioli alla chitarra, Gabriele Lazzarotti al basso, Daniela Savoldi al violoncello e Anselmo Luisi alla batteria), Brondi ripercorre la sua storia musicale inanellandola alla lettura di alcune poesie dello scrittore cileno Roberto Bolaño.
Mescolando il personale e il pubblico, le nebbie ferraresi alla via lattea, la frustrazione al coraggio e i sogni alla realtà, il giovane autore e cantante (Vasco ha oggi 34 anni) da sempre racconta una generazione precaria e perennemente schiacciata, un mondo di giovani che vorrebbero volare ma sono inchiodati a una realtà che si sgretola davanti ai loro occhi.
Ma quella che può sembrare rassegnazione, viene sempre ribaltata in una possibilità, in un via di fuga, in un atto di presenza e forza. E anche se non sentiamo più quell’urlo che ha squarciato il panorama indi all’uscita dei suoi primi pezzi, sembra di ritrovare un amico che ha fatto il giro per il mondo, ma poi è tornato a Ferrara per insegnarci a fare la rivoluzione dentro noi stessi. Speriamo che la scelta di spegnere Le luci, gli dia la forza di ritrovare l’energia dirompente dei primi tempi per continuare a raccontare i nostri anni.
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