di FABIO CAMILLACCI/ Con Felice Pulici se ne va un galantuomo del calcio italiano. Un portiere atipico: mai sopra le righe, intelligente e colto. Insomma, un uomo d’altri tempi, un giocatore diverso dalla massa. Quella massa per intenderci che il mitico Vujadin Boskov accomunò con la famosa frase: “Testa di calciatore buona solo per portare cappello”. Felice Pulici era una delle eccezioni che confermano la regola, non a caso una volta appesi guanti e scarpini al chiodo, è stato anche un ottimo dirigente.
Un autentico signore nel vero senso della parola: e chi vi scrive ne parla con cognizione di causa, avendo avuto il piacere di conoscerlo personalmente. Uno che era incapace di dire “no” ad un’intervista: sempre disponibile e col sorriso. Inoltre, rispetto a tanti altri ex calciatori, non ha mai avanzato pretese economiche o prebende per accettare un invito a partecipare di persona a trasmissioni radiotelevisive.
Questo è stato Felice Pulici che si è spento al Policlinico di Roma dopo una lunga malattia. Avrebbe compiuto 73 anni il 22 dicembre prossimo. Portiere della Lazio che nel 1974 vinse con Tommaso Maestrelli il suo primo scudetto; ha vestito la maglia biancoceleste per sei stagioni ma in carriera ha giocato anche con Novara, Monza e Ascoli. Dirigente e capo del settore giovanile (anche come allenatore) della Lazio, che aveva difeso come avvocato con altri legali in occasione dello scandalo calcioscommesse .
Era rimasto legatissimo alla sua Lazio e per questo è grande il cordoglio dell’ambiente biancoceleste. Alla vigilia del “Monday Night” Atalanta-Lazio il tecnico laziale Simone Inzaghi ha ricordato Felice Pulici dicendo: “Ho un ricordo bellissimo di Felice. Quando sono arrivato alla Lazio nel 1999 era un dirigente, un punto fermo per noi giocatori. E’ stato molto importante per le nostre vittorie e per il mio insierimento qui a Roma. Colgo l’occasione per fare le mie condoglianze alla famiglia. Abbiamo perso un grande laziale e un grande uomo”. Proprio vero.
Commenta per primo