di FABIO CAMILLACCI/AS Roma: ennesimo fallimento della gestione americana, ennesima rivoluzione, ennesima rifondanzione romanista. Dopo Eusebio Di Francesco, come previsto e annunciato, salta anche il direttore sportivo giallorosso Ramon Monchi. Risoluzione consensuale del contratto per l’ex dirigente del Siviglia che in realtà a dicembre si era già accordato con l’Arsenal dove come allenatore c’è il suo vecchio compagno di tanti trionfi in terra andalusa, Unay Emery. Dunque, arrivato in pompa magna, Monchi se ne va con la coda tra le gambe dopo aver distrutto la squadra in meno di due anni da ds. E adesso la Lupa è in mano a un triumvirato tutto romano e romanista: Claudio Ranieri, Francesco Totti e Daniele De Rossi. Sono stati proprio i due totem giallorossi a volere fortemente il ritorno di Sir Claudio sulla panchina della Roma, dopo aver giocato e sfiorato lo scudetto sotto la guida del tecnico nato a San Saba e vissuto a Testaccio dove suo padre faceva il macellaio. Da qui il simpatico soprannome di Ranieri, “er Fettina”. Questo triumvirato, dopo aver lavorato insieme tra il 2009 e il 2011, proverà a portare la Roma in zona Champions League. Il retroscena è questo: dopo aver parlato con De Rossi, Totti ha chiamato Ranieri, esonerato poco tempo fa dal Fulham, per chiedergli se era disposto ad accettare il ruolo di gestore dell’emergenza, di traghettatore, da oggi a fine giugno. “Er Fettina” ha detto sì.
Dallo “scienziato” Di Francesco, al normalizzatore Claudio Ranieri. L’accordo con colui che in Inghilterra è stato ribattezzato “Normal One” in contrapposizione con lo “Special One” Josè Mourinho, è stato ufficialmente annunciato dal presidente James Pallotta: “Siamo lieti di dare il bentornato a Claudio Ranieri. L’obiettivo che abbiamo in questa stagione è finire più in alto possibile in classifica e ottenere la qualificazione in Champions League. Per questo motivo, abbiamo deciso di chiamare un allenatore che conosca il Club, comprenda l’ambiente e sia in grado di motivare i giocatori. Claudio risponde a tutte queste caratteristiche e si è dimostrato molto entusiasta nell’accettare questa nuova sfida”. Il nuovo allenatore, che percepirà circa un milione di euro più bonus senza alcuna garanzia per il futuro, ha subito ammesso: “Sono felice di essere tornato a casa. Quando la Roma ti chiama è impossibile dirle di no”. Impossibile, soprattutto se a volerti è il Capitano di sempre Francesco Totti che ha commentato: “Claudio non è solo un tifoso della Roma, nato e cresciuto nella Capitale, ma è uno degli allenatori più esperti nel mondo del calcio. Ora abbiamo bisogno di mani esperte, in grado di guidarci tra le prime quattro per rigiocare la Champions League nella prossima stagione. Ci mancano dodici partite in campionato e dobbiamo vincerne il più possibile”.
Ranieri 2.0. L’ex manager del Fulham è atterrato venerdi mattina nella Capitale, all’aeroporto di Ciampino, e si è diretto subito nella sua casa dei Parioli. Breve sosta a casa, poi subito verso Trigoria (ma prima, altra sosta a Villa Stuart per un controllo volto all’idoneità sportiva) per firmare il contratto con i giallorossi e iniziare la sua nuova avventura con la Roma. Alle 16.30 Ranieri è sceso in campo per dirigere il suo primo allenamento. E al termine a Roma Tv ha detto: “Era tanto che dormivo la notte. Stanotte invece non ho dormito, buon segno. È un momento particolare, ci giochiamo il futuro in 12 giornate. Possiamo tornare in Champions, magari qualche giovane non è abituato e soffre un po’ questa situazione, ai tifosi chiedo di stare vicino ai ragazzi perché alla fine chi soffre veramente siamo noi tifosi”. Ranieri poi ha ribadito il concetto che Roma per lui è tutto: “Tornare qui significa tanto, tutto, da bambino ero tifoso, poi sono stato giocatore e allenatore. Quando ero a Catania e dovevamo fare gli spareggi a Roma feci mettere sul pullman l’inno della Roma di Antonello Venditti perché tutta la mia vita è legata a questo. Chiederò ai giocatori di fare del loro meglio e di essere squadra, dando risalto al valore della maglia e al senso di appartenenza. La squadra è abbattuta, ma bisogna saper reagire da uomini. L’importante è dare tutto”.
A Trigoria porte girevoli per allenatori e dirigenti. Ecco perché la Roma non vince nulla da 11 anni anche se dal 2013 è stabilmente tra le prime della Serie A. Nella Roma dal 2011 non c’è serenità, non c’è un progetto vero e proprio, non c’è competenza, non c’è chiarezza. Solo tanto caos: 7 tecnici in 8 anni e dirigenti che vanno e vengono o cambiano ruolo. Un’inutile e sterile pletora dirigenziale. Ribadiamo il concetto: con tanti galli a cantare non si fa mai giorno, soprattutto se il proprietario vive a Boston e non viene quasi mai a Roma se non per occuparsi dell’estenuante iter legato al nuovo stadio. Autentica ossessione. Monchi ha fatto il direttore sportivo fino a oggi, poi si contano: il vicepresidente Baldissoni, l’amministratore delegato Fienga, l’eminenza grigia del patron Franco Baldini che vive tra Londra e il Sudafrica. E ancora: Totti, Balzaretti, Massara. Una montagna di dirigenti che finora ha partorito un topolino, almeno a livello di risultati sportivi.
L’addio di Monchi. Il club giallorosso ha annunciato la fine del matrimonio con lo spagnolo tramite un comunicato ufficiale su Twitter, stavolta arrivato in anticipo rispetto alle attese, visto che si attendeva per le 18, a borsa chiusa: “L’AS Roma e Monchi raggiungono un accordo per risolvere consensualmente il proprio rapporto lavorativo”. Dopo aver minacciato duramente, come nei peggiori bar di Caracas, alcuni tifosi che lo contestavano per la disastrosa gestione tecnico-sportiva e per le fallimentari sessioni di mercato tra tanti acquisti sbagliati e pochi azzeccati (Zaniolo su tutti), Monchi si è congedato scrivendo sui social networt: “Ringrazio il Presidente, il management, lo staff, i giocatori e i tifosi per il loro sostegno. Auguro alla Roma i migliori successi. C’è voluto un secondo per scegliere Roma, sarà impossibile dimenticarla. Daje Roma!”. Quanta ipocrisia da parte di chi aveva deciso di andarsene da tempo lasciando nella melma (per non usare una brutta parola) Eusebio Di Francesco da lui stesso fortemente voluto e al quale per un periodo si è legato a doppio filo, aggravando la situazione. Pallotta avrebbe voluto esonerare l’allenatore abruzzese già a settembre dopo Bologna-Roma 2-0 e via via in diverse altre occasioni post disastri: tipo il clamoroso 7-1 rimediato a Firenze in Coppa Italia.
La breve e fallimentare avventura di Monchi in giallorosso e l’epurazione medico-fisioterapica. L’ormai ex ds, che nell’estate 2017 prometteva di tornare al Circo Massimo per festeggiare lo scudetto, in realtà sarà ricordato, oltre che per la semifinale di Champions, soprattutto per la vendita di grandi giocatori come Salah, Alisson, Rüdiger, Emerson, Paredes, Strootman e Nainggolan. Senza sostituirli adeguatamente ma puntando su giovani e scommesse. Non solo allenatore e direttore sportivo, la Roma completa la sua ristrutturazione mettendo mano allo staff medico e a quello dei fisioterapisti, anche alla luce dei troppi infortuni muscolari (quasi 40). Via dopo 7 anni: il dottor Riccardo Del Vescovo e il responsabile dei fisioterapisti Stefanini, con le deleghe sanitarie passate tutte ad Andrea Causarano, che lavora a Trigoria da un paio d’anni. L’area sportiva invece rimane all’a.d. (o ceo che dir si voglia) Fienga, affiancato dal direttore sportivo per pro-tempore Massara e da un Totti sempre più operativo. Area sportiva che in questa fase ha la totale fiducia del patron Pallotta; ma non è escluso che nei prossimi giorni ci siano nuovi innesti nello staff. Restano al loro posto: il preparatore dei portieri Savorani, stimatissimo, il preparatore atletico Fanchini. Licenziati ovviamente tutti i collaboratori di Di Francesco. Dunque, ennesima rifondazione romanista a stelle e strisce per provare a dare qualche soddisfazione ai passionali ma esasperati tifosi giallorossi.
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