Sono degli alpinisti Daniele Nardi e Tom Ballard, di cui si erano perdute le tracce dal 24 febbraio, i due corpi trovati a circa 5.900 metri sulla parete Diamir del Nanga Parbat, nel Karakorum pakistano. Lo ha confermato ufficialmente l’ambasciatore italiano in Pakistan, Giuseppe Pontecorvo.
Daniele Nardi, nato a Sezze, nel basso Lazio, il 24 giugno 1976, è il primo alpinista nella storia nato al di sotto del Po ad aver scalato l’Everest ed il K2, le due vette più alte al mondo. Dal 2002, anno in cui ha toccato per la prima volta la quota degli 8.000 sul Cho Oyu (sesta montagna più alta del mondo posta tra la Cina ed il Nepal), non si era più fermato. Nardi ha scalato anche il Broad Peak (8.047 metri), il Nanga Parbat (8.125 metri), la Middle dello Shisha Pangma (8027 metri) e il monte Aconcagua (la montagna più alta del Sud America). Dopo aver superato per cinque volte gli 8.000 metri Daniele si è dedicato a progetti unici dal punto di vista tecnico. Nel 2011 ha realizzato, in collaborazione con il Comitato EvK2 del CNR, la spedizione Share Everest 2011. Obiettivo del progetto: posizionare la stazione di monitoraggio più alta del mondo, che invia dati in tempo reale sul clima alla Comunità Scientifica Internazionale. L’operazione ha raggiunto il suo obiettivo segnando un risultato storico e tutto italiano.
Tra i riconoscimenti di Nardi da ricordare nel 2011 il premio del Cai, il Club Alpino Italiano centrale, e dal Caai (Club Alpino Accademico Italiano) per la scalata del Bhagirathi in India. Un premio riconosciuto internazionalmente e conquistato da Daniele grazie all’impresa tentata con Roberto Delle Monache in puro stile alpino su una nuova via di misto ghiaccio con punte di difficoltà altissime. A livello internazionale l’alpinista italiano ha avuto l’accreditamento al ‘Piolet D’or’, gli Oscar internazionali della montagna. Una testimonianza che è il risultato di due progetti esplorativi, uno in Pakistan (apertura della Telegraph Road) ed uno in Italia (una nuova via sul Monte Rosa).
Questi apprezzamenti di livello internazionale hanno permesso a Daniele Nardi di entrare nell’olimpo dell’alpinismo mondiale. Nel 2013 è arrivato il Premio Coni Lazio per “aver portato il Lazio in vetta al mondo”. Un riconoscimento, questo, ricevuto dagli atleti che hanno dimostrato un alto merito sportivo.
Ambasciatore per i Diritti Umani nel mondo, Nardi ha sostenuto progetti di solidarietà in Nepal e Pakistan. In ogni spedizione ha sempre portato con sé l’Alta Bandiera dei Diritti Umani firmata da oltre 20.000 studenti incontrati nelle scuole del Lazio. Impegnato nel sociale, Nardi, assieme all’Associazione Arte e Cultura per i Diritti Umani Onlus, ha promosso la campagna mondiale ‘Gioventù per i Diritti Umani’ con lo scopo di far conoscere ai giovani di tutto il mondo i 30 articoli della Dichiarazione Universale dei diritti umani in modo che diventino dei validi sostenitori della tolleranza e della pace.
Le imprese di Daniele Nardi diventeranno presto un libro. “Uscirà da Einaudi Stile Libero – spiega infatti la casa editrice – l’incredibile storia che Daniele Nardi ha iniziato a scrivere insieme ad Alessandra Carati con cui è rimasto in contatto fino ai giorni immediatamente precedenti la scomparsa”. “Se non dovessi tornare dalla spedizione desidero che Alessandra Carati continui a scrivere la nostra storia…”, aveva scritto l’alpinista in una lettera lasciata a Carati che lei ha portato con sé rientrando dal campo base sul Nanga Parbat nel gennaio 2019, dove era arrivata per seguire i preparativi alla scalata invernale dell’inviolato sperone Mummery. Nardi e Carati avevano cominciato a lavorare al libro a maggio. È l’avventura, sottolinea la casa editrice “di un ragazzo che partendo da Sezze, in provincia di Latina, ha rincorso il sogno di lasciare la propria firma nel mondo dell’alpinismo estremo”. “Un racconto che culmina – conclude la casa editrice – nella cronaca di un’impresa straordinaria, interrotta a poco dalla sua conclusione. Daniele pratica lo stile alpino, un modo ‘pulito’ di affrontare le montagne; il motto di Mummery ‘by fair means’ ha ispirato ogni suo passo. Ed è un visionario, come tutti i grandi esploratori”.
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