di SERGIO SIMEONE* – Molto sarcasmo è stato fatto sul collegamento – operato dal Papa emerito Ratzinger nell’ultimo documento da lui prodotto – tra il fenomeno della pedofilia nella Chiesa e la rivoluzione sessuale del ’68 . Ad essere sinceri anche io mi ero unito in un primo memento al coro dei detrattori del pontefice tedesco.
Ad un certo punto però sono stato colto da un atroce dubbio. Sono andato a rileggermi alcune pagine de “I Viceré”, il capolavoro di Federico De Roberto, ed ho trovato conferma al mio sospetto. Alla base del sarcasmo di noi detrattori c’era in realtà un grosso fraintendimento: è vero, Ratzinger parla dell’esplodere della libertà sessuale del’68, ma questa data non sta per 1968, bensì per 1868.
Vediamo, infatti, come l’Autore siculo-napoletano descrive la vita del convento benedettino di S. Nicola a Catania negli anni tra il 1860 e il 1870: ”Giuoco, gozzoviglie, il quartiere popolato di ganze, i bastardi ficcati nel convento in qualità di fratelli – dei Padri – nuovo genere di parentela!…. Don Blasco fu dei più terribili. Egli aveva tre ganze nel quartiere di S. Nicola: donna Concetta, donna Rosa e donna Lucia la Sigaraia, con una mezza dozzina di figliuoli”.
Insomma la Chiesa cattolica si è trovata spesso in ritardo nel recepire i risultati della ricerca scientifica (ci ha messo quasi cinquecento anni per riabilitare Galileo), ma sulla libertà sessuale ha bruciato tutti sul tempo. Compresi i cosiddetti radical chic, che si vantano di avere scoperto, loro, la bellezza della libertà sessuale. «Ma che cosa hanno scoperto? – direbbe don Blasco – l’acqua calda!»
*Sergio Simeone, docente di Storia e Filosofia, è stato dirigente del sindacato Scuola della Cgil
Commenta per primo