di GIOVANNI PEREZ – La notizia, alla quale lunedì scorso vari quotidiani hanno riservato parecchio spazio, riguardava il caso Regeni, il giovane ricercatore italiano sequestrato, torturato ed ucciso al Cairo tre anni orsono. Precisato che l’opinione pubblica italiana sapeva da anni, sia pure in maniera induttiva e ufficiosa, che autori del barbaro omicidio erano stati gli uomini dei servizi segreti del presidente-dittatore El-Sisi, la novità, riportata dai quotidiani, era che un appartenente a quei servizi avrebbe raccontato in gran segreto, che Regeni era stato sequestrato e ucciso nella convinzione che il giovane ricercatore italiano fosse una spia inglese.
A parte che questo particolare confermerebbe la totale mancanza di professionalità da parte di quei servizi segreti, che avevano scambiato un innocuo ricercatore italiano per una spia inglese, credo che comunque sia indispensabile chiedersi: in questo Egitto i diritti umani esistono ancora o sono stati cancellati e tutto è lecito? Anche torturare, uccidere e buttare il cadavere ai margini di una strada come spazzatura: come accadde al povero Regeni. Una polizia che per nascondere la verità e cercare di depistare gli inquirenti italiani, è arrivata al punto di uccidere alcuni connazionali accusandoli falsamente di essere stati gli autori dell’omicidio di Regeni.
Salvini, che fa il gradasso con quei poveracci di migranti, come può stringere la mano ad un El-Sisi di fronte a ciò che è acceduto a Regeni e a centinaia di egiziani torturati ed uccisi? Come si può far finta di nulla, presumibilmente in nome degli interessi petroliferi che l’Italia ha in quel paese?
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