Telecamere a circuito chiuso in tutti gli asili e nelle case di riposo per anziani per evitare eccessi e maltrattamenti. I casi di cronaca sbarcano nel decreto sblocca cantieri all’esame del Senato dove, con un emendamento approvato nelle Commissioni Lavori pubblici e Ambiente si prevede l’istituzione di due fondi ad hoc per l’installazione di sistemi di videosorveglianza nelle scuole dell’infanzia e nelle strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali per anziani e disabili.
Matteo Salvini, forse anche per la contemporanea frenata a cui la Lega è stata costretta sulla Tav, ne rivendica la paternità, parlando di un’altra promessa mantenuta, ma la proposta è in realtà nata in veste bipartisan, firmata da tutti i gruppi, dal M5S a Forza Italia, dalla Lega a Leu. Non solo, Simona Malpezzi, vicepresidente del gruppo Pd al Senato, spiega che l’emendamento “copre i fondi necessari per l’installazione delle telecamere nelle scuole dell’infanzia ma è subordinato per i suoi contenuti e per la sua applicazione, all’approvazione del disegno di legge che deve essere ancora esaminato dal Senato e poi, di nuovo, dalla Camera”.
Effettivamente ad essere istituiti sono appunto i due fondi presso il ministero degli Interni con una dotazione ciascuno di 5 milioni di euro per 2019 e 15 milioni di euro per ognuno degli anni dal 2020 al 2024, da girare poi ai Comuni. Il passo fondamentale, il recupero delle risorse, è comunque stato fatto. Non altrettanto per la Tav. Con un emendamento che riguardava non solo la Torino Lione, ma una serie di opere da considerare prioritarie e tutte da commissariare, la Lega puntava ad imporre un’accelerata anche alla ferrovia transnazionale.
Il via libera alla proposta avrebbe però probabilmente creato un casus belli all’interno del governo proprio a ridosso delle elezioni europee che, al momento, si è preferito evitare. Nonostante qualche iniziale apparente resistenza, dopo due vertici, uno di governo a Palazzo Chigi e uno di maggioranza al Senato, la Lega ha così preferito non tirare troppo la corda. Ad annunciarlo è stato Edoardo Rixi, presente alla riunione al Senato nonostante i dubbi del M5S sulla sua figura.
L’emendamento, ha sottolineato il viceministro alle Infrastrutture, sarà trasformato in un ben più blando ordine del giorno in Aula, da cui saranno peraltro espunte le opere transfrontaliere, come appunto la ferrovia. Le ragioni tecniche le ha spiegate Danilo Toninelli, anche lui a Palazzo Madama: la Torino Lione è un’opera internazionale e Telt è una società anche francese. L’opera non può dunque essere sottoposta ad un commissario italiano, nemmeno sul tratto di competenza nazionale, perché l’accordo internazionale riguarda tutta la lunghezza di 57,5 chilometri.
Il messaggio del ministro 5S è però anche politico: l’esito delle elezioni “non cambia nulla” e i dossier gestiti dal Mit continueranno ad essere gestiti esattamente come prima.
Il decreto approda oggi in Aula, dove saranno presentati una serie di emendamenti di governo e relatori non esaminati nelle Commissioni. Sarà cercata innanzitutto una soluzione per il tunnel del Gran Sasso, che spetterà trovare al Mef. Le necessità finanziarie ammontano infatti a circa 100 milioni, una cifra non di poco conto anche se non tutta concentrata nel 2019.
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