Il tiro al piccione, attraverso i canali giudiziari, cui è sottoposta da tre anni (cioè dal giorno stesso del suo insediamento in Campidoglio) la sindaca di Roma Virginia Raggi, si è sciolto in un ennesimo flop. Infatti la Procura della Repubblica della capitale ha chiesto l’archiviazione delle accuse di “abuso di ufficio” ipotizzate a suo carico nell’ambito di un filone dell’inchiesta sul costruendo (forse) nuovo stadio della Roma.
A far scattare la sua iscrizione nel registro indagati, strombazzata dai soliti giornali con il rilievo che meriterebbe una condanna definitiva all’ergastolo, era stato un esposto dell‘architetto Francesco Sanvitto, per conto di una associazione definitasi “Tavolo della libera urbanistica”.
Per la verità su questa vicenda la Procura aveva già chiesto nei mesi scorsi l’archiviazione, ma il gip Costantino De Robbio (avendo presumibilmente una più acuta curiosità investigativa e il relativo tempo a disposizione) decise di disporre nuove indagini, affidate al pm Elena Neri, sollecitando una serie di audizioni, tra cui quelle di due consiglieri del IX municipio, Paolo Barros e Paolo Mancuso, casualmente fuoriusciti dal M5S.
Ma al termine della nuova attività istruttoria la Procura, come si è detto, si è ulteriormente convinta di dover chiedere l’archiviazione. Poi ci si lamenta dei “tempi della giustizia”…( e. s.)
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