di FRANCESCO MARIA PROVENZANO –
Quali sono le origini della serie di attacchi mossi a Papa Francesco e al suo pontificato anche da alcuni ambienti del clero? Probabilmente sono dovute al coraggio col quale questo pontefice guida la Chiesa in un momento così delicato, con i suoi gesti ispirati allo spirito di umiltà e semplicità. Infatti ha dimostrato, e dimostra ogni giorno, di essere un Papa innovativo in una Chiesa che lui cerca di proiettare nel terzo millennio avendo come pilastri la semplicità, l’umiltà e il cambiamento. Questo pontefice fin dall’inizio – quella sera del 13 marzo del 2013 (quando si affacciò su piazza San Pietro salutando i fedeli con un semplice «Buona sera») – ha esaltato i valori della fede per rilanciare la presenza e la funzione di una Chiesa stanca, provata e umiliata da scandali come nel caso dei cinque dirigenti sospesi nell’ambito dell’indagine sulle finanze della Santa Sede.
E contemporaneamente Bergoglio si è caratterizzato per il dialogo avviato con le altre chiese e le altre religioni, principalmente con l’Islam, il che non ha significato perdita di identità né cedimento a un facile sincretismo. Un punto difficile, ma essenziale, è stato il ridimensionamento della potente curia romana contestualmente al rinnovamento della Chiesa per salvare i valori della fede, il ritorno alla spiritualità. Certo, queste azioni, oltre all’attenzione riservata ai poveri e agli immigrati, gli hanno attirato aspre critiche e continui attacchi, che gli sono venuti da parte di alcuni cattolici americani, i quali addirittura arrivano a mettere in dubbio la legittimità del suo ruolo di Pontefice. A questi attacchi Bergoglio ha risposto: “È un onore quando gli Americani mi attaccano”. Gli attacchi sono dovuti alla riforma che sta portando avanti, vedi la lotta alla pedofilia e le nomine nello IOR e all’interno della Curia.
E a chi arriva addirittura ad evocare un possibile scisma il Papa risponde così: “Uno scisma è sempre uno Stato elitario. Per questo io prego che non ci sia alcuno scisma. Ma non ho paura e rispondo alle critiche che esse sono le benvenute, anche perché la critica è un elemento costruttivo che può avviare un dialogo”.
Indubbiamente Francesco si sente accerchiato e talvolta si può avere l’impressione che tema un qualche “complotto”. Ma si tiene lontano dalle beghe curiali. Perciò dalla sua semplicità è emersa una personalità forte, incisiva, coinvolgente e con un forte carisma. Agli occhi del mondo intero Francesco si pone come il Papa della svolta nelle anacronistiche gerarchie ecclesiastiche perché sta portando la Chiesa a quel cambiamento profondo auspicato da più parti. Perciò mi permetto l’azzardo di paragonare Francesco a Giovanni XXIII°, per la capacità di riformatore di cui entrambi hanno dato prova, come sostengo nel mio libro “Francesco il Papa della Povertà e del Cambiamento“. Questo disegno è sintetizzato efficacemente nella affermazione che i cristiani «non devono costruire muri, ma ponti».
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