di STEFANO CLERICI – Arieccolo! Avevamo proprio ragione quando, alcuni giorni fa, commentando le clamorose giravolte di Matteo Renzi, di primo acchitto avevamo scelto come proverbio di riferimento “il lupo perde il pelo ma non il vizio”. Per poi optare, dato il momento della scissione, sull’altro classico “al nemico che fugge ponti d’oro”. Ma la prima intuizione era quantomai azzeccata. Difatti, neppure il tempo di vedersi per la prima volta in consiglio dei ministri per delineare i contorni della prossima manovra finanziaria, ed ecco che l’Attila fiorentino non ha saputo resistere alla tentazione di impugnare la clava e menar fendenti contro gli alleati. Alla faccia del fuoco amico che tanto detestava quando era al Nazareno o a Palazzo Chigi!
Come una fastidiosa zanzara, si è messo a punzecchiare ogni giorno gli alleati che erano alla ricerca delle risorse necessarie per dare un po’ di respiro agli italiani che non riescono ad arrivare alla fine del mese. Come se fosse il portavoce delle lobby del tartufo e del caviale, ha impedito che l’Iva venisse, come si dice, “rimodulata”. Ovvero aumentata – come è sacrosanto che sia – sui beni di lusso, oggi scandalosamente privilegiati, e diminuendola, o addirittura azzerandola, su tutti quei beni da sempre considerati di prima necessità. E quando il suo “ricatto” ha avuto (purtroppo) successo, si è messo a dire che quei due miliardi e mezzo (che sarebbero stati ben di più se non ci fosse stata di mezzo la zanzara) dedicati alla riduzione del cuneo fiscale (cioè più soldi in busta paga per i lavoratori), sono una miseria. Sì e no la metà dei suoi sempre sbandierati 80 euro. Chissà, forse Renzi non è veramente nato a Firenze, ma a Carrara: l’hanno scolpito nel marmo.
Enrico Letta l’altro giorno dagli schermi de “La7” ha invitato Conte e Zingaretti a evitare quello che capitò a lui: se con Renzi non faranno un patto chiaro, ha detto, il governo non arriverà a mangiare il panettone. Ci sembra fin troppo generoso il povero Letta. Con un uomo così, divorato dal narcisismo e dal delirio di onnipotenza, nessuno può stare sereno. I patti si fanno tra gentiluomini, coerenti e leali. Mentre Attila è sempre Attila…
Come si ferma Attila? Ripeto ciò che ho già scritto settimane fa: ci vuole una bella legge elettorale maggioritaria che garantisca sì le minoranze ma impedisca a chiunque di fare il Ghino di Tacco di turno. Anche a rischio di tornare al voto? Ma sì, tanto se questo governo deve vivere perennemente sulla graticola di Renzi, impedito a fare qualsiasi cosa che sia almeno un po’ di sinistra e che possa riportare un pizzico di fiducia, di giustizia fiscale e sociale, e di speranza, ebbene questo governo se non morirà per mano di Renzi morirà per mano degli elettori, che, delusi, riporteranno al potere Matteo Salvini. Un altro Attila.
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