Le “sardine”, i populisti, i sovranisti, la sinistra e le soluzioni facili

di SERGIO SIMEONE* – Il “branco” delle sardine, partito da Bologna ed ingrossatosi passando di città in città, è alla fine arrivato a Roma in piazza San Giovanni in forma e dimensioni davvero ragguardevoli. Nessuno ha potuto negarne il successo. Molti, soprattutto nel centrosinistra, si sono compiaciuti, ma qualcuno ha fatto anche delle strane dichiarazioni. Renzi,  ad esempio, ha detto: molto bene la manifestazione, ma ora aspettiamo le proposte.

Io credo che chi fa questa richiesta non ha capito, o finge di non aver capito, il ruolo che le sardine si sono autoassegnate. Per coglierlo questo ruolo occorre ricordare in quale contesto  è nato questo movimento. 

Abbiamo assistito negli ultimi anni ad una stagione politica contrassegnata da una egemonia dei partiti e movimenti (definiti o autodefinitisi) populisti e sovranisti. Questi hanno conquistato il consenso di una larga fetta della pubblica opinione (soprattutto di quella meno acculturata) proponendo a tutti i problemi soluzioni facili o false,  ma al tempo stesso semplici (Manca il lavoro? Basta bloccare le immigrazioni; la criminalità minaccia la vita e la proprietà dei cittadini? Basta permettere ai cittadini di armarsi e sparare contro i ladri… e così via facilitando). Ma – prosegue l’argomentazione semplificativa – se le soluzioni sono semplici e i partiti della sinistra invece si inoltrano in analisi e valutazioni complesse evidentemente lo fanno  per  turlupinare il popolo. Di qui una campagna di aggressioni verbali contro gli esponenti della sinistra trattati  non da avversari politici ma da traditori del popolo, al soldo dei grandi monopoli, pronti a subordinare gli interessi dell’Italia a quelli delle banche tedesche, servi degli euroburocrati. Ed ancora “distratti” da questioni lontane  dai bisogni materiali della gente, come l’antifascismo (derubricato a derby tra fascisti e comunisti), lo ius soli o la parità di genere.

Questa offensiva, condotta con abile uso di tutti i media, ma soprattutto dei social (strumento indispensabile per diffondere fake news ed insulti volgari contro gli avversari), aveva ridotto i partiti di sinistra sulla difensiva,  a  rinunciare in molti casi a perseguire  con determinazione obiettivi tipicamente di sinistra “per non fare il gioco di Salvini”. Il quale era divenuto padrone, oltre che dei media, anche delle piazze, persino di quella piazza San Giovanni, che era sempre stato il teatro privilegiato delle manifestazioni della sinistra.

E’ per interrompere la deriva di questa destra sempre più aggressiva e pericolosa  per la salvaguardia dei valori fondamentali su cui si regge il sistema liberaldemocratico del nostro Paese che le sardine sono scese in campo. Le sardine hanno voluto dire alla sinistra: se voi volete condurre una lotta per il corretto funzionamento delle istituzioni, per una dialettica politica condotta con linguaggio politico civile, se volete liberare il Paese dalle paure irrazionali indotte dalla destra (di cui i decreti sicurezza sono emblema), se volete affrontare i tanti problemi che affliggono il nostro Paese facendo ragionamenti complessi (rivolgendovi cioè al cervello e non alla pancia della gente), sappiate che non vi lasceremo soli esposti alla becera propaganda di sovranisti e populisti, ma saremo pronti a lottare al vostro fianco.

Ma allora la vera domanda da fare non è che cosa faranno ora le sardine , ma che cosa faranno ora i partiti di sinistra per  rispondere alla offerta politica delle sardine. E non c’è da attendere molto. Tutti i componenti della maggioranza giallo-rossa si sono dati appuntamento ai primi di gennaio  per stilare, come ha detto Conte, un crono programma. Quello sarà, io credo, il momento in cui si vedrà se la sinistra saprà cogliere questa  possibilità di rilancio che le sardine le hanno offerto. Direbbe Marx, citando Esopo, “Hic Rhodus hic salta”.

*Sergio Simeone, docente di Storia e Filosfia, è stato anche dirigente del Sindacato Scuola della Cgil

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