di DOMENICO MACERI* – “Bernie ed io abbiamo una visione diversa di come finanziarla, ma siamo chiari: Bernie ed io remiamo nella stessa direzione”: con queste parole Elizabeth Warren ha cercato di minimizzare le differenze sulla copertura del suo piano per il “Medicare for All”, la sanità per tutti gli americani, rispetto a Bernie Sanders.
Ambedue i piani offrirebbero copertura sanitaria a tutti gli americani, ma con una lieve differenza: Sanders aumenterebbe le tasse ai benestanti ma anche alla classe media, riducendo però il costo totale delle spese mediche all’americano medio. La Warren invece costringerebbe le aziende a contribuire alle spese che il governo dovrà sostenere in più per la salute dei loro lavoratori. Per il resto i due programmi sarebbero molto simili, inclusi ovviamente gli aumenti notevoli per i benestanti.
Se la Warren ha cercato di minimizzare le differenze rispetto al suo collega del Vermont ciò non vuol dire che i due candidati alla nomination del Partito Democratico abbiano visioni politiche completamente uguali. Ambedue si sono piazzati alla sinistra del loro partito e in non poche situazioni durante i dibattiti hanno fatto fronte comune, confrontandosi con Joe Biden ed altri centristi come Pete Buttigieg. Ciononostante, sia Warren che Sanders si stanno facendo la concorrenza nel conquista dei consensi dell’ala sinistra del Partito Democratico, anche se in modo amichevole, come se avessero firmato un patto di non aggressione. Questo atteggiamento riflette soprattutto le loro personalità propense al dialogo ma in modo particolare anche la comunanza di vedute. Ambedue hanno optato per finanziare le loro campagne mediante contributi di piccoli donatori con notevole successo. Sia Sanders che Warren hanno dichiarato una sorta di guerra alle disuguaglianze economiche, supportano l’aumento del salario minimo, auspicano università gratis per tutti, ed altri programmi sociali a beneficio delle classi più disagiate.
Le differenze fra i due tuttavia esistono e fino ad oggi pochi analisti le hanno rilevate in modo preciso. La prima, come si è già detto, la si riscontra nella indicazione delle tasse per la copertura di “Medicare for All”. Inoltre Sanders ha una lunghissima carriera di politica progressista e infatti si è persino dichiarato un democratico socialista. La Warren, forse più politicamente astuta, ha optato per etichettarsi “capitalista dentro e fuori” anche se è riuscita ad inimicarsi i miliardari come Bill Gates. Il fondatore di Microsoft ha detto che con Warren presidente lui perderebbe quasi tutta la sua fortuna mentre in realtà si tratta solo del 5 per cento.
Anche il rapporto dei due personaggi con il Partito Democratico presenta delle differenze.
Sanders ha avuto una relazione tutt’altro che amichevole con l’establishment del Partito Democratico, specialmente nelle elezioni del 2016. La Warren ha invece mandato segnali per far sapere che se eletta coopererebbe con l’establishment per mettere in atto le sue politiche. Questa differenza potrebbe rivelarsi un grande vantaggio poiché approvare leggi richiederebbe la collaborazione dalla legislatura. Sanders ha invece parlato della necessità di una rivoluzione per creare il clima necessario a mettere in atto i suoi piani. E continua a rappresentare il Vermont come senatore indipendente; la Warren invece rappresenta il Massachusetts come senatrice democratica. Ciononostante la Warren era registrata repubblicana fino a 23 anni fa e ha abbracciato l’idea del “Medicare for All” solo 9 anni fa. Le loro età sono anche diverse. Sanders ha 77 anni e la Warren 70. Ambedue cercano di mostrarsi attraverso i media energici, soprattutto Sanders, il quale ha recentemente subito un infarto, dal quale si è ripreso completamente.
I loro sostenitori sono molto simili ma in grande misura quelli di Sanders rappresentano la classe operaia mentre quelli di Warren tendono a rappresentare i bianchi, bene istruiti, e di classe media. Le loro caratteristiche si riflettono anche nella preferenza della loro seconda scelta nel caso in cui uno di loro dovesse gettare la spugna. Una grande maggioranza di loro non avrebbe difficoltà a votare per la seconda scelta nonostante si sia creato un mito che quelli di Sanders vogliono solo lui e non si recherebbero a votare se il suo nome non apparisse nelle schede elettorali.
Gli ultimi sondaggi ci dicono che Biden continua ad occupare il primo posto, con Sanders e Warren vicinissimi fra di loro, contendendosi la seconda posizione. L’unione delle forze fra Sanders e Warren creerebbe una potenza notevole, ma si prevede che nessuno dei due abbandoni la corsa, almeno nel prossimo futuro, considerando i contributi finanziari che i due continuano a ricevere. Alcuni analisti hanno suggerito ai due candidati di sinistra di ripetere quello che fecero Bill Clinton e Al Gore nel 1992. Questi due candidati, ambedue centristi del Sud, si unirono in un unico ticket che li portò alla conquista della Casa Bianca per due mandati. Nel caso di Warren e Sanders ciò sarebbe al momento difficile perché stabilire chi dei due sia il numero 1 sembrerebbe al momento quasi impossibile.
Le piattaforme politiche di Sanders e Warren sono molto simili, ma bisogna dare credito al senatore del Vermont per averle legittimate nell’elezione del 2016 quando diede filo da torcere ad Hillary Clinton per la nomination. Gli elettori democratici dovranno però decidere se vogliono ricompensare Sanders per i suoi contributi oppure vedono Warren come l’erede più competente di Sanders. Le iniziali elezioni primarie in Iowa e nel New Hampshire nel mese di febbraio ci daranno qualche indizio.
Comunque i rapporti amichevoli fra questi due candidati potrebbero essere di esempio per una campagna elettorale basata sulla cordialità; mentre quella di Donald Trump fa perno sugli attacchi personali a tutti i suoi rivali.
*Democratico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California (dmaceri@gmail.com).
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