Alla Rai si aggira una sorta di epurator con licenza di colpire per conto del capo del governo e del Pd. Il suo nome è Michele Anzaldi (foto in alto). La sua qualifica è “Segretario della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi” (lunga, ma non per colpa sua). Interviene ogni volta che c’è qualcuno che osa uscire dai binari della stretta osservanza renziana. Ed eccolo in servizio attivo nei confronti di Massimo Giannini, conduttore di “Ballarò” su Rai3. L’Anzaldi dice che, dopo il licenziamento di Antonio Azzalini (il capo struttura licenziato per aver fatto anticipare di alcuni secondi il brindisi di Capodanno su Rai1) ora tocca al conduttore di Ballarò pagare per aver osato ricorrere a una metafora inappropriata (“rapporto incestuoso”) in riferimento ai vincoli d’interesse tra un ministro e la Banca Etruria. “Hanno mandato a casa Azzalini per molto meno – ha detto Anzaldi – Serve la stessa determinazione per Giannini”. Insomma: licenziatelo!
Giannini non è considerato sufficientemente strisciante nei riguardi di Renzi, il quale è abituato a quotidiane interviste su tutti i canali televisivi e radiofonici senza oppositori e neppure interlocutori degni di questo titolo, ma solo con ossequienti intervistatori che gli porgono le domande per le sue furbesche esibizioni oratorie.
L’unico a difendere Gianninni è stato finora Beppe Grillo dal suo blog, che paventa anche per la direttrice del Tg3, Bianca Berlinguer, il rischio di “licenziamento per lesa maestà”. “Per loro – scrive Grillo – olio di ricino piddino. Nella Rai fascista i non allineati non sono tollerati, devono essere epurati. L’obiettivo: sostituirli con due leccaculo del premier. Tra poco ci saranno le nuove nomine in Rai. Giannini, Berlinguer e chiunque pensi di poter dire mezza sillaba sui guai del governo sono avvisati: o vi autocensurate o siete epurati”.
Sull’onda della presa di posizione di Giannini si fa sentire anche qualche esponente della sinistra Pd. “A leggere certe dichiarazioni e richieste di licenziamenti, come testimonia la vicenda di Giannini e di Ballarò, – affermano Federico Fornaro e Miguel Gotor, componenti della Commissione di Vigilanza Rai – viene da domandarsi quale sia la differenza tra la vecchia Rai e la Rai post riforma. Eravamo stati facili profeti nel prevedere che non sarebbero cambiate le vecchie abitudini e le tentazioni di commissari epuratori“. “L’unica vera riforma, da noi proposta, – proseguendo – sarebbe stata la divisione netta e chiara tra il potere di indirizzo/controllo e la gestione dell’azienda Rai, con il superamento della Commissione parlamentare di Vigilanza. Sempre più, convinti, infine, che personalità indipendenti e competenti come Ferruccio De Bortoli – candidatura bocciata senza appello dai vertici del PD – sarebbero state più che mai utili oggi, per un vero rilancio della fondamentale funzione del servizio pubblico”.
Il Comitato di redazione della trasmissione Ballarò esprime “indignazione per l’ennesimo attacco intimidatorio del deputato del Partito democratico Michele Anzaldi e di alcuni suoi compagni di partito al talk di Rai 3. Ancora una volta si trovano argomenti pretestuosi per delegittimare la trasmissione e il conduttore Massimo Giannini”. “Si tratta – prosegue la nota – dell’ennesimo episodio avvenuto anche in questa stagione: di volta in volta l’occasione riguarda un tema sgradito che interferisce con le strategie governative o l’intervista a un rappresentante dell’opposizione o a un esponente non allineato della società civile. E’ un palese e grave attacco alla libertà di informazione sancita dalla Costituzione, della quale tutte le istituzioni repubblicane, a cominciare dal Parlamento, dovrebbero essere garanti. Ci aspettiamo quindi che le autorità istituzionali e il sindacato dei giornalisti facciano sentire le loro voci contro questo metodo che ricorda i tempi più bui per il giornalismo e la nostra storia nazionale”.
In difesa d’ufficio di Anzaldi scende in campo la senatrice Francesca Puglisi della segreteria nazionale Pd, che pretende un atto di contrizione di Giannini: “Il cdr di Ballarò scrive di attacco intimidatorio, Beppe Grillo parla a vanvera di libertà di stampa, Roberto Speranza cita le pagelle. Molti intervengono a sproposito, l’unico che dovrebbe farlo invece sta in silenzio. Per chiudere il caso nato dopo le parole sbagliate e offensive usate a Ballarò basterebbe infatti solo una brevissima dichiarazione di Massimo Giannini: ho sbagliato”.
Come si difende Anzaldi. Sulla stessa linea della Puglisi (ma con l’aggiunta di un minaccioso richiamo al codice penale) si attesta lo stesso Anzaldi. Il quale, intervistato per Radio24 dal vice direttore Sebastiano Barisoni, dice: “Non capisco cosa c’entra l’editto bulgaro. Partiamo da un fatto: la calunnia è un reato. Ed è un brutto reato, un reato penale. La calunnia a mezzo stampa è un reato ancora più grave. Questa cosa sappiamo tutti che non è vera. Se la famiglia Boschi dovesse decidere di sporgere querela sarebbe un brutto pasticcio. Io mi auguro che non succeda perché la cosa (ndr.: quale “cosa”?) è totalmente infondata e non è al momento provabile. Quindi adesso è una calunnia”. Poi prosegue: “Io conosco e stimo Giannini, sono sicuro che è un errore. Però perché non si dice che è un errore? E si tranquillizza tutti che non accadrà mai più. Invece si sono chiusi a riccio, si sono inventati un licenziamento che non c’è mai stato. Anzi le dico, io faccio la campagna perché non deve essere licenziato nessuno”.
Ma come? Ha esultato per il licenziamento dell’uomo dell’orologio e ha chiesto che si faccia il bis con Giannini!
Comunque, alla domanda se Massimo Giannini deve essere riconfermato la prossima stagione, Anzaldi svicola pudico rispondendo a Barisoni: “Questo non lo so, questo lo decideranno i dirigenti. Più plurarismo c’è e meglio è”.
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