Il presidente del governo libico riconosciuto dalla Comunità internazionale, Fayez al Sarraj, e il generale Khalifa Haftar saranno oggi a Mosca per consolidare l’accordo sul cessate il fuoco e negoziare una possibile tregua in Libia. Contemporaneamente il presidente del Consiglio Giuseppe Conte vedrà il presidente turco Erdogan ad Ankara, poi martedì alle 9.30 incontrerà il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi nel palazzo presidenziale del Cairo. Ciò conferma il ruolo, molto importante, che il governo italiano – e in particolare il presidente Conte e il ministro degli Esteri Di Maio – ha avuto nel tentativo di ristabilire in Libia una cessazione delle ostilità. Altro che “dilettantismo”, di cui viene accusato dalle opposizioni e da alcuni opinionisti! (nella foto l’incontro che fu organizzato dal presidente Conte a Palermo tra Sarraj e Haftar)
Inoltre va rilevato che c’è una “continuità nel dialogo” tra Italia e Turchia, alla base della visita del premier Giuseppe Conte ad Ankara per un incontro con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. A testimoniarlo, ricordano fonti di Palazzo Chigi, c’è che il premier italiano ha incontrato Erdogan, partner di “assoluta rilevanza geostrategica nella regione”, quattro mesi fa a margine dell’assemblea generale dell’Onu a New York e lo ha sentito poco prima di Natale al telefono. La Turchia, viene sottolineato da fonti italiane, è “un partner di assoluta rilevanza geo-strategica nella regione”: Ankara, membro della Nato, è “interlocutore fondamentale” per le questioni di sicurezza, i flussi migratori e la politica regionale in Medio Oriente, oltre che attore di rilievo nei Balcani e in Libia.
Nel frattempo la tregua in Libia, seppur fragile, sembra reggere, a parte qualche sporadica violazione denunciata da entrambe le parti. Così il cessate il fuoco accettato da Khalifa Haftar e Fayez al Sarraj, su richiesta di Turchia e Russia, oltre che dell’Italia, ha aperto uno spiraglio per la diplomazia. Lo dimostra il fatto che il premier libico è subito volato a Istanbul da Recep Tayyp Erdogan, il suo principale sponsor, per rilanciare una conferenza nazionale di pace: un’evoluzione a cui gli altri paesi, inclusa l’Italia, guardano con fiducia, con il ministro Luigi Di Maio impegnato per costituire un tavolo a tre con Mosca ed Ankara.
Alla mezzanotte di domenica (dopo gli incontri avuti a Roma da Conte con il generale Haftar e poi con il presidente Sarraj) era arrivata la prima svolta nel conflitto. Dopo nove mesi di offensiva su Tripoli Haftar ha accettato di fermarsi, almeno temporaneamente. Alcune ore dopo il suo rivale asserragliato a Tripoli, Sarraj, ha fatto lo stesso: l’appello lanciato da Erdogan e Putin nel loro incontro dell’8 gennaio ha avuto così l’effetto sperato, confermando che la crisi libica non si può risolvere senza un’intesa Mosca-Ankara.
Testimoni sul terreno hanno riferito che il fuoco di artiglieria è cessato nella notte di ieri alla periferia sud della capitale, finora il principale teatro dei combattimenti. A metà giornata le forze armate a protezione di Tripoli hanno confermato una situazione di “calma in prima linea”, pur denunciando violazioni della tregua da parte dei miliziani di Haftar “a Salaheddin e Wadi Rabie pochi minuti dopo la sua entrata in vigore” e l’uccisione di un proprio militare. Anche dal fronte opposto sono state segnalate violazioni “su più fronti” da parte dei rivali, ma è stato comunque assicurato che l’ordine di non sparare viene rispettato. Sarraj, incontrando Giuseppe Conte domenica a Roma, aveva condizionato la sospensione delle ostilità al ritiro di Haftar.
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