“Coronavirus? C’è un untore al citofono”

di SERGIO SIMEONE* –

Matteo Salvini, il cavalcatore delle paure degli italiani, si è visto ultimamente azzoppare il suo principale cavallo, quello dei migranti. Merito del nuovo ministro degli Interni, Luciana Lamorgese, che, senza urla, insulti ed invettive contro i nostri tradizionali alleati, Germania e Francia,  ma con la loro collaborazione, raggiunta pacificamente per quella via diplomatica tanto sdegnata dal nostro (vedi la pervicace assenza del “capitano” da tutti gli incontri a livello europeo con gli altri ministri che avevano ad oggetto il tema della emigrazione), ha raggiunto risultati in termini di redistribuzione e di rientri, che il suo predecessore non ha nemmeno sfiorato.

Il “capitano” leghista è allora subito partito alla ricerca di un nuovo cavallo e crede di averlo trovato nel coronavirus e nella paura di un possibile diffondersi del contagio. L’incipit è stato il solito, deformare le parole degli avversari politici per renderle facile bersaglio delle sue critiche: il ministro Speranza nella sua relazione al Parlamento,  per rassicurare circa il rigore con cui il problema viene affrontato, dice che il contagio del coronavirus viene gestito come se fosse la peste  e Salvini subito commenta: avete sentito? Speranza dice che il coronavirus è come la peste.  E conclude con una catalanata: occorrono controlli, controlli e poi ancora controlli. Grazie per il geniale suggerimento. Nessuno ci aveva pensato.

La seconda occasione gli è stata offerta dal divieto di sbarco di 6000 turisti dalla nave proveniente da Maiorca nel porto di Civitavecchia deciso dal sindaco (leghista) della città a causa della presenza di due sospetti contagiati (poi rivelatisi immuni). Questo divieto gli è servito per criticare il quasi contemporaneo sbarco di 400 migranti a Taranto, provenienti  “da chissà dove” e “senza controlli”. A parte la patente bugia del “senza controlli” (che, come tutti sanno, sono molto accurati),  Salvini finge di  ignorare la provenienza di quei profughi, perché non potrebbe tornare utile alla sua propaganda: la loro provenienza infatti è l’Africa , l’unico Continente non ancora  toccato dal coronavirus.

Ma siamo solo all’inizio. Conoscendo il personaggio, ci aspettiamo che prima o poi bandirà una   caccia all’untore. La differenza, rispetto alle vicende raccontate da Alessandro Manzoni ne “I promessi sposi”, è che questa volta avverrà mediante citofono. “Pronto, abbiamo saputo che in questa casa c’è un untore”.

*Sergio Simeone, docente di Storia e Filosofia, è stato anche dirigente del Sindacato Scuola della Cgil

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