di FABIO CAMILLACCI/ Juventus, i nodi stanno venendo al pettine. Lo scrivemmo in estate appena la Vecchia Signora ufficializzò l’arrivo del “giochista” Maurizio Sarri al posto del “risultatista” Massimiliano Allegri: alla Juve, storicamente, i classici “giochisti” hanno sempre fallito. Un concetto espresso subito e ribadito più volte. In un club in cui vige l’imperativo coniato dal grande Giampiero Boniperti, “vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”, falliranno sempre gli integralisti alla Sarri. La sconfitta di Verona contro l’ottima Hellas di Juric nell’anticipo serale del sabato sera, è l’ennesima conferma. Chi non cambia, chi marca a zona sempre e comunque, anche sui calci piazzati, non vincerà mai nulla; anche se guida una corazzata come quella bianconera.
Ovviamente, la colpa non è di Sarri ma di chi lo ha scelto andando contro la storia di Madama: Nedved e Paratici su tutti. Con Allegri e prima ancora con Conte la Juventus giocava male, però vinceva. Adesso gioca male e perde. Soprattutto a causa di un mercato estivo sconclusionato, senza nè capo nè coda. Se prendi Sarri e vuoi continuare a vincere devi costruirgli una squadra su misura. Non basta, non può bastare una collezione di figurine, una squadra ricca di grandi giocatori male assortiti. Non può bastare l’alieno Cristiano Ronaldo. Per certe rose stellari, per certi club, servono allenatori gestori, non scienziati del calcio perdenti di successo. Stavolta ai bianconeri non basta nemmeno CR7 a segno per la decima gara di fila in campionato. Al Bentegodi il Verona ribalta la Juve, vince 2-1 e sogna l’Europa. E adesso le inseguitrici Inter e Lazio fanno sempre più paura alla capolista.
Fatal Verona. La squadra di Sarri soffre fin dall’inizio ma passa comunque in vantaggio nella ripresa grazie al solito acuto di Ronaldo. Poi, Borini e Pazzini su rigore ribaltano la Vecchia Signora collezionando l’ottavo risultato utile consecutivo. Il clone dell’Atalanta creato da Juric, non a caso allievo di Gasperini, può giustamente aspirare ad un posto in Europa League. L’Hellas è un’orchestra che suona a memoria e mescola aggressività e qualità. Il 3-4-1-2 si muove a fisarmonica tra fase offensiva e difensiva (nella foto: la gioia del Verona negli spogliatoi). Sul taccuino del match anche un gol annullato per fuorigioco al Verona sullo 0-0 e due legni colpiti dagli ospiti. Come sempre solo frutto di acuti personali. E così la Verona sponda Hellas si conferma fatale come in passato per alcune grandi: lo fu più volte per il Milan ma anche per la stessa Juve.
Gli altri due anticipi del sabato: la Dea vola, al Torino non giova il cambio di allenatore. A Firenze, Zapata e Malinovskyi ribaltano la Viola. Fiorentina avanti con Chiesa, Gasperini ringrazia il colombiano e l’ucraino e si prende tre punti che valgono il quarto posto in solitaria con tre punti di vantaggio sulla Roma in crisi e attesa a Bergamo sabato prossimo. Due lampi orobici per spezzare un tabù lungo 27 anni: l’Atalanta passa al Franchi per 2-1, dove non vinceva dal 1993. Torino sponda granata: mister Longo stecca la prima. “Remuntada” Samp con doppietta di Ramirez e gol di Quagliarella. Dopo l’esonero di Mazzarri, i padroni di casa passano in vantaggio con Verdi, ma in dieci minuti i blucerchiati ne fanno tre e tornano a casa con un successo prezioso in chiave lotta salvezza. Il Toro invece resta in crisi subendo la quarta sconfitta di fila.
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