di PAOLO BIAMONTE (Ansa) – “Wop-bop-a-loo-mop-alop-bom-bom … Tutti frutti Aw Rutti”. Uno scat geniale, un urlo singhiozzante e carico di Swing che racchiude la furia e la gioia del Rock’n’ Roll, sillabe senza significato che compongono uno degli incipit di canzone più famosi della storia. In questa sorta di formula magica si racchiude la vita di Little Richard, uno dei Grandi Padri Fondatori del Rock’n’Roll, morto a 87 anni. Un personaggio fuori da ogni schema, con una vena di pura follia, che, come tutti gli artisti di colore dell’epoca, ha sempre giustamente lottato contro il mancato riconoscimento del loro contributo alla nascita di quella nuova musica che ha cambiato il mondo. All’anagrafe di Macon, Georgia, era registrato come Richard Wayne Pennyman, ma fin da bambino il suo soprannome è stato Little Richard. Un’infanzia difficile in un ambiente religiosissimo che non lo ha protetto dagli atti di bullismo subiti per i suoi modi effeminati e la sua andatura sghemba provocata da una congenita differenza di lunghezza delle gambe.
Una vita costellata di incontri, follie, episodi incredibili: fare con lui un discorso coerente non era facile. La sua voce si impennava in una risata inquietante come quando, ai tempi in cui arrivò a Roma come ospite del “Fantastico” di Celentano, e ammise la verità su uno degli errori più clamorosi della sua carriera di band leader: il licenziamento di Jimi Hendrix. “La verità è che ero geloso: mi rubava la scena, avevo capito subito che era un genio”. Risata. All’epoca, Jimi, che era ancora un oscuro session man in cerca di gloria, aveva raccontato una versione molto più prosaica: non aveva ricevuto il compenso pattuito. Molti soldi, pare, gli arrivarono da Michael Jackson che, come aveva fatto per quelle dei Beatles, si era comprato i diritti delle sue canzoni. Nonostante gli eccessi e i clamorosi Up and Down della sua vita leggendaria (raccontava che in una delle sue conversioni buttò in un lago tutti i suoi gioielli) ha continuato ad esibirsi fino a poco tempo fa, anche se aveva qualche problema di salute. Con Little Richard se ne va un altro dei padri fondatori del Rock’n’Roll, un artista che ha scritto la colonna sonora di un’epoca in cui la musica annunciava al mondo che usciva dalla guerra che i giovani erano i nuovi protagonisti della società. E che, nella sua follia, è stato anche uno dei primi ad aver intuito la potenza dell’immagine.
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