di SERGIO SIMEONE – La pandemia sembra finalmente contenuta entro numeri di incoraggiante sicurezza in Italia. Ma era inevitabile, dopo che l’attività produttiva era rimasta ferma per tre mesi (non per il capriccio di qualcuno, ma perché non si poteva contemporaneamente tutelare la salute della gente e far funzionare l’economia), che si acuisse drammaticamente la questione sociale. A questo punto gli avvoltoi hanno pensato che fosse venuto il loro momento ed hanno cominciato a volare. Salvini e Meloni, innanzitutto, spalleggiati dai gilet arancione del generale Pappalardo, neonazisti, no vax, puntuali come orologi svizzeri, il giorno prima che iniziasse la fase trehanno inscenato le loro manifestazioni per fomentare il malcontento di tante categorie in difficoltà e indirizzarlo contro il governo e trarre un meschino consenso per eventuali future elezioni.
Ma non manca anche tra le forze di maggioranza, chi prova a mettere il bastone tra le ruote al presidente Conte, che pure ha riscosso l’approvazione della stragrande maggioranza degli italiani per come ha gestito l’emergenza sanitaria e per la capacità che ha avuto di ottenere il sostegno economico dell’Europa per affrontare la ricostruzione della nostra economia. Parliamo naturalmente del solito Renzi, sempre impegnato non a contribuire a risolvere i problemi del Paese, ma solo a conquistare visibilità, per tentare di risalire la china della (im)popolarità , schiodandosi da quel 3% dei consensi a cui sembra condannato da quando ha dato vita alla sua creatura politica, Italia viva.
L’ultima sua uscita è da mettere in cornice. Mentre Conte è tutto concentrato nel tentativo di suscitare la collaborazione delle migliori energie del Paese per costruire un progetto di ampio respiro per rilanciare, rinnovandolo profondamente, il sistema economico del Paese, lui non trova di meglio che proporre una riforma costituzionale che introduca la elezione diretta del Presidente del Consiglio, o, a scelta(!), del Presidente della Repubblica.
Già l’aver introdotto un tema distraente e divisivo in questo momento in cui si richiede il massimo sforzo unitario per risollevare e rilanciare il nostro sistema economico è segno di grande irresponsabilità. Ma ciò che colpisce è la singolarità della argomentazione che sostiene la proposta: Conte, dice il senatore di Barberino, in questi tre mesi di emergenza sanitaria ha usato poteri che scavalcavano il Parlamento per limitare alcune forme di libertà dei cittadini. E lo ha fatto senza avere una investitura popolare. Facciamo allora in modo, con una riforma costituzionale, che il Presidente possa esercitare questi poteri legittimamente perché ha ricevuto una investitura popolare.
Renzi propone dunque una riforma costituzionale che permetta al presidente del Consiglio di scavalcare il Parlamento non per una breve e transitoria parentesi per far fronte ad una eccezionale emergenza, ma ogni volta che lo ritenga opportuno grazie al fatto che è stato eletto direttamente dal popolo. Ma è esattamente quello che sta cercando di fare in Ungheria Viktor Orban, il quale ha colto al volo l’occasione della pandemia per farsi dare pieni poteri dallo stesso Parlamento. Ma è davvero questo che vuole Renzi, il quale non potrebbe nemmeno giovarsi di una simile riforma, vista la sua debolezza elettorale? O vuole semplicemente creare caos nella maggioranza per indebolire Conte, la cui popolarità gli dà grande fastidio?
*Sergio Simeone, docente di Storia e Filosofia, è stato anche dirigente del Sindacato Scuola della Cgil
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