Quella qui accanto riprodotta è una foto storica perché fissa un evento storico: il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella e il presidente della Slovenia Borut Pahor che si danno la mano nella caserma del Reggimento Piemonte Cavalleria a Villa Opicina, sul Carso triestino, anche se è la quindicesima volta che i due presidenti si incontrano.
Mattarella e Pahor hanno deposto una corona di fiori alla foiba di Basovizza nella quale si stima che i partigiani jugoslavi abbiano gettato duemila italiani tra militari e civili durante la seconda guerra mondiale. L’evento ha un grande valore storico: Pahor è il primo presidente di uno dei Paesi nati dalla disgregazione della ex Jugoslavia a commemorare le vittime italiane delle foibe.
I due presidenti si sono dati la mano dopo essersi avvicinati alla corona di fiori che due corazzieri avevano deposto pochi istanti prima. Poi sono rimasti in silenzio davanti all’ingresso della foiba in silenzio per un minuto circa. Al termine, prima di risalire in auto, i capi di Stato si sono fermati a parlare per qualche istante.
“La storia non si cancella, e le esperienze dolorose sofferte dalle popolazioni di queste terre non si dimenticano. Proprio per questa ragione il tempo presente e l’avvenire chiamano al senso di responsabilità”, ha detto Mattarella in Prefettura a Trieste davanti al suo omologo sloveno Borut Pahor, dopo la firma di un memorandum per la restituzione del Naordni dom, cento anni dopo l’incendio che lo distrusse. “A compiere una scelta tra fare di quelle sofferenze patite da una parte e dall’altra l’unico oggetto dei nostri pensieri, coltivando risentimenti e rancore, oppure al contrario, farne patrimonio comune nel ricordo e nel rispetto, sviluppando collaborazione, amicizia, condivisione del futuro – ha proseguito il presidente – Al di qua e al di là della frontiera, il cui significato di separazione è ormai per fortuna superato per effetto della comune scelta di integrazione nell’Unione europea, al di qua e al di là del confine sloveni e italiani sono decisamente per la seconda strada, rivolta al futuro. In nome dei valori oggi comuni: libertà democrazia pace“, ha concluso il Capo dello Stato.
Luogo simbolo e memoriale per i familiari delle vittime delle violenze del 1943-45, la foiba di Basovizza fu dichiarata monumento nazionale dal Presidente della Repubblica l’11 settembre 1992. Precedentemente, nel 1980, il pozzo di Basovizza, con la foiba n.149 di Monrupino, fu classificato come monumento di interesse nazionale. Nel 1991 vi si recò in visita l’allora Presidente Francesco Cossiga.
La foiba si trova sull’altopiano carsico nei pressi di un pozzo minerario in disuso profondo circa 200 metri. Nel 1945 fu luogo di esecuzioni e di occultamento di cadaveri.
A Basovizza erano presenti tra gli altri il vicepresidente della Camera, Ettore Rosato, e le deputate dem Debora Serracchiani e Tatjana Rojc.
Ad accogliere il presidente Mattarella al suo arrivo c’erano il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio – giunto pochi minuti prima -, il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, il prefetto di Trieste, Valerio Valenti, e il sindaco della città, Roberto Dipiazza. Successivamente il presidente Mattarella ha accolto il suo omologo Borut Pahor, giunto poco dopo le 11, e insieme hanno passato in rassegna il picchetto d’onore. Entrambi, così come tutti gli staff, indossavano la mascherina.
C’è stata poi anche la deposizione di una corona di fiori al monumento dei caduti sloveni. Infine, i presidenti si sono trasferiti in prefettura a Trieste, dove hanno incontrato lo scrittore Boris Pahor, al quale sono state conferite le onorificenze. Mattarella e Pahor sono stati insieme al Narodni dom, che verrà restituito alla comunità slovena in Italia, esattamente cento anni dopo l’incendio del 13 luglio 1920 che lo distrusse. Infine, il Capo dello Stato italiano ha incontrato in Regione i rappresentanti delle associazioni degli esuli.
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