di NUCCIO FAVA* – Nel bar di Lubriano, paese della Teverina dove tutte le mattine mi reco a comprare i giornali e a fare quattro chiacchiere, si respira un po’ di invidia verso Civita di Bagnoregio, la “città che muore”. Ci vanno tutti i turisti che si dirigono verso Bagnoregio ignorando in pratica la straordinaria Valle dei Calanchi che accompagna la salita verso Civita. Oltre l’aspetto economico derivante dall’introduzione del ticket di 5€ stabilito dal Comune per rimpinguare le casse del paese, al contrario Lubriano ha visto ridimensionata la propria scuola alle sole materne con il trasferimento degli altri studenti in autobus verso Orvieto o Bagnoregio.
Non beghe di paese però, ma problemi che riguardano la vita di famiglie e ragazzi, l’equilibrio dell’intera comunità, investita, tra l’altro, da mutamenti rilevanti non solo nel periodo estivo, come naturale, ma in modo più continuativo e sostanziale. Gioca sicuramente l’effetto Covid e lo stesso “sinistro” smart working pur con l’insopportabile precarietà e interruzioni della rete perché nella zona la connessione è sempre instabile.
Colpisce il dato impressionante dell’aumento del 123% di nuovi aspiranti all’acquisto di una casa in campagna, di un rustico o di un casale. Sono tanti anche i giovani che preferiscono lasciare le grandi città ed affrontare esperienze nuove, anche faticose e pesanti, ritenute potenzialmente creative e comunque più innovative rispetto all’offerta prevalente dei call center e al prolungato e disumanizzante tempo trascorso di fronte ad un computer. E’ in qualche modo il nuovo che avanza anche nella Teverina per effetto della stessa università della Tuscia, l’affacciarsi di nuove mentalità, di nuove potenziali energie, che dovrebbero incontrare le linee di futuro proposte all’Europa dalla presidente Commissione Europea.
Invece proprio sulla scuola e sulla formazione dei giovani, nonostante l’ennesimo monito di Mario Draghi, la nostra politica non fa che litigare ed affronatre i problemi solo in termini di polemica e mettendo in evidenza l’eterno nodo del nostro paese: il non risolto rapporto Stato-Regioni. Per ben due volte, in Calabria prima e in Sicilia da ultimo, è dovuto intervenire il TAR a dirimere una contesa farlocca che investiva l’assetto costituzionale della Repubblica per ragioni di propaganda e di squallido protagonismo finalizzato a creare distruttivamente ulteriori difficoltà ad una maggioranza e ad un governo in affanno, con un presidente del Consiglio costretto a continue mediazioni in “vertici” che si concludono spesso con rinvii (perché non si riesce a dire una parola chiara sul MES) o con silenzi come quello sul tema del referendum, che potrà incidere sull’equilibrio politico nazionale ancor più dell’esito del voto in 6 regioni.
*Nuccio Fava, presidente dell’Associazione Giornalisti Europei, è stato direttore del Tg1, del Tg3 e delle Tribune elettorali Rai
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