PUNTI DI VISTA/ Questo referendum è una “furfanteria”? Già, ma di chi?


A mano a mano che ci avviciniamo al 20 settembre, giorno in cui gli italiani sono chiamati a votare per il referendum confermativo sul “taglio dei parlamentari”, si fanno più intense e talvolta sorprendenti  le prese di posizione a favore del Sì e del No. Anche all’interno della compagine giornalistica de “l’Altro quotidiano” non c’è unanimità ed è bene darne conto.

Ecco qui di seguito un botta e risposta tra Nuccio Fava (che è stato direttore del Tg1 e del Tg3, nonché direttore delle Tribune politiche Rai) e il direttore de “l’Altro quotidiano”, Ennio Simeone, che ha diretto negli anni vari quotidiani italiani.

 

FURFANTERIA 1

di NUCCIO FAVA – C’è una espressione dialettale di Camilleri, ”furfanteria”, che definisce bene il carattere di questo referendum. Non una falsità in sé, ma una malizia nascosta, una ambiguità ed una apparenza che può apparire accattivante ma poi conduce fuori strada, a rischio di finire nel precipizio.

“Sono tutti una casta, troppi ed improduttivi, lavorano poco e male , vanno ridotti e puniti per moralizzare e migliorare la vita delle istituzioni e dell’intero paese”: sono slogan pubblicitari sbandierati sulle piazze o sottintesi nelle trasmissioni tv ma che mostrano con chiarezza che la “furfanteria” è in realtà demagogia, presa in giro strumentale sulla sensibilità dei cittadini, a cui si dovrebbe invece rispondere non con semplificazioni qualunquistiche e demagogia, ma assicurando maggiore qualità e competenza, scelte rapide ed efficaci per la soluzione dei problemi, la partecipazione dei cittadini alla determinazione – con metodo democratico- della politica nazionale secondo lo spirito costituzionale. In ogni caso il problema di fondo non è la quantità ma la qualità della rappresentanza parlamentare e del suo collegamento con gli elettori e gli stessi problemi dei territori di provenienza che sarebbero gravemente sacrificati.                                                                                                             Sta qui il nodo della crisi politica che viviamo e la battaglia per la riduzione dei parlamentari è al fondo una presa in giro che aggraverebbe la vita delle istituzioni a cominciare dal rapporto cittadini ed elettori e parlamento. Altrimenti restiamo nell’ambito di uno dei tanti “vaffa..” lanciati da Grillo in questi anni.

FURFANTERIA 2

di ENNIO SIMEONE – Mi dispiace, ma non posso fare a meno di dissentire dal mio caro collega e amico Nuccio Fava, con il quale condividiamo da molti anni l’impegno in una informazione esente da motivazioni economiche.  Per le ragioni del SI’ e del NO a confronto vi rinviamo, perché ben sintetizzate, alle due lettere di Alfiero Grandi e di Marco Travaglio pubblicate nella rubrica “Verba volant”, che appare da alcuni giorni nella  prima pagina di questo giornale on line e che manterremo fino all’esito del referendum.

Io qui vorrei limitarmi a contestare a Nuccio, e a quanti nelle ultime settimane stanno sollevando le stesse obiezioni, solo due cose.

La prima: definire il referendum una “furfanteria” è proprio una… furfanteria, perché a richiederlo sono stati dei parlamentari appartenenti a gruppi che hanno votato alla Camera e al Senato a favore del taglio dei parlamentari, e poi… ci hanno ripensato.

La seconda: gli attacchi alla “casta” e alla qualità e quantità dei parlamentari risalgono a molti anni prima che Grillo decidesse di fondare il Movimento 5 stelle. Quindi dire che il taglio del numero dei parlamentari è una bandiera dei “populisti” è falso.

Aggiungerei infine una postilla: se questa riforma ne provocherà conseguentemente (e inevitabilmente) altre a beneficio del buon funzionamento delle Camere, deve essere considerata la benvenuta da quanti ne auspicano l’attuazione.

Ecco perché io voterò (e consiglierei a Nuccio di fare altrettanto).

 

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