di NUCCIO FAVA – C’è stata troppa fretta nel decretare il “trionfo” delle primarie anche a Roma e soprattutto a Napoli. In lizza erano due ultra renziani, non della prima ora, ma da tempo ben allocati nella scia vittoriosa del segretario: il vice presidente della Camera Roberto Giachetti , di estrazione radicale, e l’onorevole Valeria Valente, già della cucciolata di Bassolino e poi parlamentare ed esponente del Pd campano.
Queste le candidature su cui si era speso tutto il gruppo dirigente che aveva immaginato all’inizio qualche espediente procedurale per impedire la candidatura di Bassolino, ex presidente della Regione Campania e sindaco di Napoli. Diversivi e scaramucce caduti nel ridicolo tanto più che neppure a Roma – dopo tutto il malcostume e la corruzione diffusa venuti alla luce con mafia capitale e il commissariamento del partito – si era riusciti a sollecitare la presenza di una qualche personalità di prestigio e di rilievo nazionale per la guida del Campidoglio. La preoccupazione principale pare essere stata quella di restringere il gioco il più possibile e assicurarsi comunque la supremazia ed il controllo da parte dell’apparato più ristretto.
Se ne è visto subito il segno nelle dichiarazioni precipitose dei due trombettieri renziani – Debora Serracchiani e Lorenzo Guerini – che esultavano in tv ancora ad urne aperte per la grande prova di maturità e di democrazia offerte dal Pd, unico partito a praticare le primarie e a sollecitare la partecipazione dei cittadini. Allo stesso modo si esprimevano il presidente-segretario e il commissario del Pd a Roma, Matteo Orfini, che è anche presidente del partito per volontà di Renzi. Una operazione mistificatrice, forse inconsapevolmente mistificatrice, non però meno grave. Innanzi tutto il calo di affluenza specie a Roma che è pur sempre il luogo di maggior rilievo delle prossime comunali. Ma è a Napoli soprattutto che sono avvenuti i fenomeni più sconcertanti con la documentazione in video di compravendita di voti, anche di esponenti della destra legata a un ben noto deputato di Forza Italia, quel Cosentino ospite delle patrie galere, impegnati a procurare voti per la onorevole Valente, candidata renziana, a favore della quale si era mobilitato tutto l’apparato nazionale e napoletano del Pd. E i cittadini, che dovrebbero essere i veri titolari del diritto di partecipazione e di scelta, che fine fanno in questo gioco delle tre carte ? Se ne stanno a casa in stragrande maggioranza o si affacciano ai gazebo per osservare con ironia e scetticismo questo brutto gioco di una fasulla democrazia. Forse proprio a partire dal fallimento di queste primarie all’italiana bisognerebbe finalmente affrontare il nodo del regime dei partiti secondo la costituzione. Partiti sempre più esangui quanto a ideali e programmi, leaderistici, guidati da un padre-padrone, e che dovrebbero pur sempre essere strumenti insostituibili della vita democratica, canale essenziale per un impegnativo rapporto cittadini-istituzioni.
Sono i cittadini i titolari della sovranità e della scelta dei rappresentanti cui è affidato il compito di corrispondere e realizzare il bene comune. Le sconcertanti vicende delle primarie ci confermano quanto sia profondo il pericolo per la stessa vita democratica e quanto sia urgente provvedere.
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