7GIORNI IN SENATO/ Dalla riforma della magistratura onoraria alle missioni internazionali dell’Italia

provenzanodi FRANCESCO MARIA PROVENZANO –

Lunedì 7 marzo niente Aula e neanche commissioni, tutto rinviato a martedì.

Martedì 8 marzo (festa della donna) prima dei lavori dell’Aula il gruppo del M5S rilascia la seguente dichiarazione: “Pensiamo a tutte le donne che in agricoltura lavorano nei campi come braccianti, sottopagate e sfruttate da caporali senza scrupoli che contribuiscono a ingrossare i proventi della criminalità e calpestare la dignità delle persone e i diritti dei lavoratori. Nella giornata internazionale delle donne vogliamo ricordare Paola Clemente, la bracciante 49enne morta a seguito di un malore mentre lavorava nei campi pugliesi di Andria il 13 luglio scorso, vittima del caporalato come le lavoratrici romene violentate nei campi della Sicilia dai loro caporali. Un fenomeno che assume connotazioni sempre più gravi, al punto da considerarsi una moderna forma di schiavitù in agricoltura. In Commissione agricoltura in Senato è all’esame il Ddl di iniziativa governativa sul contrasto al lavoro nero a allo sfruttamento del lavoro in agricoltura”.

Alle 16,30 si riunisce l’Aula e, aprendo la seduta la presidente di turno, Lanzillotta, ha rivolto auguri alle senatrici per la festa della donna.  D’Anna (AL), Compagna (CR) e Malan (FI-PdL) hanno ricordato Sergio Ricossa, economista noto per la divulgazione di idee liberali e liberiste, scomparso il 2 marzo scorso. Non essendo ancora pervenuti i pareri della Commissione bilancio sulla riformulazione di alcuni emendamenti,  Cucca (PD), relatore sul ddl n. 1738, recante delega al governo per la riforma organica della magistratura ordinaria, ha chiesto l’inversione dell’ordine del giorno. Il presidente della Commissione bilancio, Tonini (PD), ha precisato che il parere non è stato ancora espresso perché manca la relazione tecnica del governo. Caliendo (FI-PdL), Falanga (AL) e Volpi (LN) hanno chiesto alla presidenza di consentire la presentazione di sub emendamenti. La presidente ha risposto che il termine per gli emendamenti è fissato alle ore 20 di oggi.

L’Assemblea riprende quindi l’esame del ddl n. 1917, disposizioni concernenti la partecipazione dell’Italia alle missioni internazionali, già approvato dalla Camera dei deputati. Nella seduta del 15 settembre 2015 i relatori,  Casini (AD) e Latorre (PD), riferirono sul testo proposto dalle Commissioni riunite, esteri e difesa. Il ddl, d’iniziativa parlamentare, mira a fornire una cornice normativa unitaria per l’invio di contingenti italiani all’estero, nel quadro delle missioni dell’ONU e delle altre organizzazioni alle quali l’Italia partecipa, in primo luogo Nato e Unione europea. Approvato senza modifiche l’articolo 1, all’articolo 2 sono stati approvati emendamenti del relatore Latorre  in cui  si precisa che le Camere autorizzano le missioni per ciascun anno e che, qualora il governo non si conformi ai pareri parlamentari, trasmette nuovamente i testi alle Camere con osservazioni, corredate da informazioni integrative. All’articolo 3 è stato approvato l’emendamento governativo n. 3.700: prevede il concerto del ministro dell’Interno, per la parte di competenza, nella presentazione della relazione annuale alle Camere. All’articolo 4 sono stati approvati gli emendamenti del relatore Latorre n. 4.550 e 4.551: il primo recepisce una condizione posta dalla Commissione bilancio sul fondo missioni; il secondo rafforza il parere parlamentare sui decreti di ripartizione del fondo. All’articolo 5 è stato approvato l’emendamento 5.550 del relatore Latorre, che sostituisce la parola graduati con categoria dei graduati. Gli articoli da 6 a 12 sono stati approvati senza modifiche. All’articolo 13 è stato approvato l’emendamento del governo n. 13.700, che sostituisce la parola militare con “delle Forze armate e di polizia”. Gli articoli 14 e 15 sono stati approvati senza modifiche. E’ stato approvato l’emendamento aggiuntivo 15.0.500 del governo che consente al personale delle missioni di utilizzare a titolo gratuito le utenze telefoniche di servizio per uso privato. Gli articoli 16 e 17 sono stati approvati senza modifiche. All’articolo 18 è stato approvato l’emendamento governativo 18.700 che estende la non punibilità, in conformità alle regole di ingaggio, al personale delle missioni internazionali. L’articolo 19, sulle misure di intelligence, è stato accantonato, in attesa dei pareri della Commissione bilancio. All’articolo 20 sono stati approvati gli emendamenti governativi 20.700, che estende ai ministri dell’Interno e dell’Economia la possibilità, in casi di urgenza, di ricorrere ad acquisti e lavori in deroga alle disposizioni di contabilità generale, e 20.750 che sopprime la proposta del ministro della Difesa sul decreto del ministro dell’Economia che apporta variazioni di bilancio. Approvati senza modifiche gli articoli 21 e 22, all’articolo 23 è stato approvato l’emendamento governativo 23.700, che precisa i fondi sui quali sono versati i pagamenti effettuati da Stati esteri e organizzazioni internazionali.

Mercoledì 9 la seduta ha inizio alle 9,30 e l’Assemblea approva con modifiche il ddl n. 1917, disposizioni concernenti la partecipazione dell’Italia alle missioni internazionali. Il testo torna all’esame della Camera. Il ministro degli Affari esteri Gentiloni ha reso un’informativa sulla situazione in Libia. Il ministro ricostruisce la vicenda dei quattro connazionali sequestrati in Libia, che si è conclusa con l’uccisione di Salvatore Failla e Fausto Piano. Al momento non sono emerse responsabilità di Daesh: l’ipotesi più accreditata riconduce ad un gruppo criminale filo-islamico. Il governo – sostiene Gentiloni – “non ha pagato alcun riscatto per i due connazionali liberati”. A cinque anni dalla caduta di Gheddafi, la Libia è un Paese frammentato e diviso: è interesse dell’Italia evitare il collasso, che trasformerebbe il Paese in una polveriera e provocherebbe una crisi umanitaria. Serve un governo legittimo che riacquisti il controllo del territorio, contrasti la presenza di formazioni jihadiste e il traffico di migranti. L’Italia sosterrà dunque il processo iniziato con la conferenza di Roma e lavorerà per la sicurezza del governo di Tobruk. Il Comitato parlamentare sulla sicurezza sarà costantemente informato. Un intervento militare contro Daesh non garantirebbe la stabilizzazione della Libia: il Paese va difeso dalla minaccia terroristica con risposte proporzionate e concordate tra gli alleati. Il governo italiano non si farà trascinare in avventure inutili e pericolose per la sicurezza nazionale e agirà con fermezza, prudenza e responsabilità. Nella discussione il  Lucidi (M5S)  evidenzia l’irrilevanza della politica italiana: il futuro della Libia è già scritto, il Paese sarà diviso in tre aree sotto l’influenza francese, britannica e italiana. Compagna (CR) sottolinea la fragilità del percorso individuato dalla Conferenza di Roma e gli errori commessi dalle Nazioni Unite. Secondo Stucchi (LN) bisognerebbe percorrere in Libia una strada alternativa a quella dell’accordo per l’unità nazionale e valutare rapidamente l’ipotesi di un intervento militare contro Daesh. I Mario Mauro (GAL)  sollecita chiarimenti sulla strategia italiana e sui rapporti e gli impegni assunti con gli alleati.  Amoruso (AL) ha posto l’accento sugli errori commessi nella fase delle primavere arabe e ha auspicato una sorta di piano Marshall per il Mediterraneo. Secondo il senatore a vita Giorgio Napolitano il governo italiano è giustamente prudente ed è legittimo solo un intervento internazionale concordato contro il fondamentalismo islamico a tutela della sicurezza. De Cristofaro (SI-SEL) critica il presidente del Consiglio per non aver informato il Parlamento sulle operazioni in Libia. Secondo Casini (AP) la tripartizione della Libia non è decisa e l’Italia rivendica giustamente un ruolo guida nel futuro del Paese. Sulla questione Regeni, infine, Casini  invita il governo a tutelare il decoro e la dignità del Paese. Secondo  Santangelo (M5S) la strategia italiana è decisa dagli Stati Uniti, con i quali sono stati stretti accordi di cui il Parlamento è all’oscuro. Secondo Paolo Romani (FI-PdL) i concetti di fermezza, responsabilità e prudenza vanno declinati nell’ambito della normativa internazionale, che consente un intervento a tutela della sicurezza. Zanda (PD) ha osservato che la Libia è già una polveriera e rischia di diventare una base di attacco contro l’Europa. La situazione è molto complessa. La seduta termina alle ore 13:15.

Appena terminata la seduta, uscendo i senatori dall’Aula nella Sala Risorgimento, chiedo al senatore di AP Aldo Di Biagio, un giudizio sul caos in Libia. Ecco il suo commento: “La questione libica deve essere affrontata con lucidità e responsabilità, agendo prima che gli eventi precipitino. E’ fondamentale sostenere strenuamente la formazione e il consolidamento di un governo di unità nazionale che consenta anche una prospettiva di lungo periodo. Lo scenario libico e le possibili ripercussioni sulle nostre relazioni con quel paese ci impongono una seria e rapida riflessione sul percorso da
seguire”.

Attraversando il Salone Garibaldi incontro il senatore del Pd Claudio Moscardelli al quale chiedo un commento sull’intervento di Gentiloni. Ecco la sua risposta: “Oggi il ministro Gentiloni in Senato ha dichiarato che un intervento militare in Libia potrà avvenire solo in presenza di condizioni politiche chiare e solo dopo l’autorizzazione del Parlamento. In un Paese con 200 mula armati e grande sei volte l’Italia non sono possibili azioni militari senza che vi sia la richiesta del governo libico legittimo. La linea del governo è quella della responsabilità e l’obiettivo è quello di garantire maggiore sicurezza per l’Italia e nel Mediterraneo. Per questo non si può prescindere da una preparazione politico diplomatica che veda la riunione delle varie fazioni contrarie al Califfato sostenere un esecutivo di unità nazionale e che faccia richiesta di aiuto militare. Diversamente si provocherebbe una saldatura delle forze in campo contro l’intervento dell’Italia e degli Alleati, determinando grandi pericoli per i nostri militari e con il fallimento di ogni tentativo di stabilizzazione. Il dissolvimento dello Stato libico è una sciagura e favorisce l’IS ma senza un accordo politico che coinvolga e responsabilizzi anche le potenze regionali che sostengono le varie fazioni sul campo sarebbe destinato al fallimento aggravando la situazione. L’Italia sta moltiplicando gli sforzi politici e diplomatici per raggiungere le condizioni per l’intervento e per
la soluzione politica per il dopo intervento, non ripetendo gli errori del 2011”.

Nella seduta pomeridiana iniziata alle 16,30 l’Assemblea riprende l’esame del ddl n. 1738, nel testo proposto dalla Commissione, recante delega al governo per la riforma organica della magistratura onoraria e altre disposizioni sui giudici di pace. Nella seduta antimeridiana del 3 marzo il relatore,  Cucca (PD),  illustra il provvedimento e si svolge la discussione generale. L’articolo 1 viene accantonato con l’emendamento 1.12 della senatrice Stefani (LN), di cui il relatore ha chiesto la riformulazione. Il testo di modifica prevede la possibilità di ampliare la competenza del giudice di pace nel settore penale. All’articolo 2, sono stati approvati gli emendamenti del relatore: 2.701 (testo corretto), che prevede che ai magistrati onorari confermati per due quadrienni sia riconosciuto un titolo di preferenza, a parità di merito, nei concorsi indetti dalle amministrazioni dello Stato. E’ stato approvato anche l’emendamento 2.229 (testo 2) dei sen. Erika Stefani e Centinaio (LN): prevede che per i fatti commessi prima dell’entrata in vigore dei decreti delegati ai magistrati onorari continuano ad applicarsi, se più favorevoli, le disposizioni sugli illeciti disciplinari di cui alla legge n. 374 del 1991. Dopo un lungo dibattito, il relatore ha ritirato l’emendamento 2.303 (testo 2), che prevedeva il riconoscimento della conclusione, con esito positivo, dello stage presso gli uffici giudiziari quale titolo di preferenza assoluta per la nomina a magistrato onorario: i Gruppi FI-PdL, M5S, AP, CR e SI-SEL si sono opposti ad una proposta che contrasta con una trasparente selezione di merito e favorisce il nepotismo. Il subemendamento, nella riformulazione proposta dal relatore che attende il parere della Commissione bilancio, prevede che gli obiettivi da raggiungere nell’anno solare sono individuati dal presidente del tribunale e dal procuratore della Repubblica con riferimento al superamento della media di produttività dei magistrati dell’ufficio. La seduta è terminata alle ore 20.

Giovedì 10 l’Aula si riunisce alle 9,35 e approva, con 127 voti favorevoli, 46 contrari e 31 astensioni, con modifiche, il disegno di legge delega n. 1738 sulla riforma della magistratura per la riforma organica della magistratura onoraria e altre disposizioni sui giudici di pace. Il testo passa alla Camera. L’articolo 1 stabilisce in un anno la durata della delega che è volta a prevedere un’unica figura di giudice onorario e a disciplinare le modalità di accesso, il procedimento di nomina, il tirocinio, le modalità di impiego, il procedimento di conferma, la durata massima dell’incarico, la responsabilità disciplinare, la formazione professionale. L’articolo 2 prevede il superamento della distinzione tra giudici onorari di tribunale e giudici di pace che sono ridenominati “giudici onorari di pace” e confluiscono tutti nell’ufficio del giudice di pace. Analoga operazione è prevista per la magistratura requirente onoraria, inserita in un’articolazione denominata “ufficio dei vice procuratori onorari”. L’articolo prevede inoltre la rideterminazione del ruolo e delle funzioni dei giudici onorari e dei vice procuratori onorari, nell’ambito di strutture organizzative corrispondenti al cosiddetto ufficio del processo, al fine di coadiuvare i giudici professionali nello svolgimento delle funzioni e con possibilità di essere delegati all’adozione di provvedimenti decisori di minore complessità.. L’articolo 3 riguarda la procedura per l’esercizio della delega; l’articolo 4 il regime delle incompatibilità; l’articolo 5 il coordinamento dell’ufficio del giudice di pace; l’articolo 6 prevede specifici obblighi di formazione per i magistrati onorari, tenuti a partecipare a riunioni trimestrali e a corsi organizzati dalla Scuola superiore della magistratura. L’articolo 7, introdotto dalla Commissione, detta disposizioni per le Regioni Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta. L’articolo 8 contiene la clausola di invarianza finanziaria, ma prevede la possibilità, durante l’esercizio della delega, di rivedere la copertura. Nelle dichiarazioni finali, hanno annunciato voto favorevole i sen. Falanga (AL), Palermo (Aut), Albertini (AP), Lumia (PD). In dissenso dal Gruppo il sen. D’Anna (AL) ha annunciato l’astensione. Hanno annunciato l’astensione anche i sen. Di Maggio (CR), Erika Stefani (LN), De Cristofaro (SI-SEL). I sen. Buccarella (M5S) e Caliendo (FI-PdL) hanno annunciato voto contrario.

Sul settantesimo anniversario del riconoscimento del diritto di voto alle donne, hanno preso la parola le sen. Cirinnà (PD), Pelino (FI-PdL), Anitori (AP), Fattori (M5S), Repetti (AL), Petraglia (SI-SEL), Bonfrisco (CR) e il sen. Calderoli (LN). La seduta pomeridiana iniziata alle ore 16,00 è dedicata allo svolgimento di interpellanze e interrogazioni. Il sottosegretario per il lavoro e le politiche sociali Bobba ha risposto all’interrogazione 3-02398, a prima firma del sen. Angioni (PD), sull’accantonamento del Tfr durante il periodo di fruizione della cassa integrazione in deroga. Il rappresentante del governo ha precisato che la corresponsione delle quote di Tfr maturate durante il periodo è a carico del datore di lavoro. Il sen. Angioni (PD) si è dichiarato soddisfatto.

Illustrando l’interpellanza 2-00330 sugli atti intimidatori ai danni del senatore Falanga, che è componente della Commissione antimafia,  Barani (AL-A) ha chiesto, tra l’altro, perché non sia stato sciolto il comune di Torre Annunziata. Il Sottosegretario per l’Interno Bocci ha risposto che il prefetto non ha ravvisato le condizioni per lo scioglimento, ma ha invitato il sindaco a rimuovere forme di sviamento dell’attività amministrativa. Ha poi segnalato che sono state adottate misure di vigilanza a tutela del senatore Falanga. Inoltre il sottosegretario Bocci ha risposto alle interrogazioni di  Giarrusso del M5S sulle presunte irregolarità nell’elezione del sindaco di Alcamo (Trapani) nel 2012;  di Morgoni (PD), su episodi relativi a sovraesposizione da amianto presso il comando dei Vigili del fuoco di Macerata; della senatrice Ricchiuti del (PD) sulla vicenda di alcuni partecipanti ad una selezione per l’assunzione nei Vigili del fuoco; e della senatrice Bencini del (Misto-IdV) sul personale infermieristico militare giudicato inidoneo al servizio militare. La seduta è terminata alle ore 17:15 .

Commenta per primo

Lascia un commento