L’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Roma nei confronti di 19 personaggi – tra dirigenti e funzionari dell’Anas e imprenditori titolari di appalti di opere pubbliche di primaria importanza – coinvolge anche un avvocato e un politico, Marco Martinelli, romano, 53 anni, attuale parlamentare di Forza Italia.
“Un marciume diffuso all’interno di uno degli enti pubblici più in vista nel settore economico degli appalti”, scrive il gip di Roma nel provvedimento con cui ha disposto gli arresti, sottolineando che questo marciume è reso ancor più “sconvolgente” dalla facilità d’intervento degli appartenenti all’organizzazione per eliminare una penale, aumentare gli interessi, facilitare il pagamento di riserve e far vincere un appalto ad una società amica.
Marco Martinelli, deputato di Fi indagato nella seconda tranche dell’indagine sugli appalti dell’Anas, avrebbe garantito ad un imprenditore la nomina di un presidente di gara “non ostile” per un appalto in Sicilia. E’ l’accusa che la GdF rivolge al deputato sottolineando che grazie al suo intervento e in virtù del ruolo istituzionale ricoperto l’imprenditore si è poi aggiudicato l’appalto. Un ruolo di intermediazione viene contestato anche ad un avvocato romano oggi arrestato, il quale, sempre secondo l’accusa, avrebbe fatto da intermediario, per conto di un’azienda romana, nella corresponsione alla Dama Nera (la dottoressa Antonella Accroglianò) di una mazzetta da 10 mila euro in cambio della facilitazione nell’erogazione di pagamenti e nello sblocco di contenziosi tra l’impresa e l’Anas.
Sarebbero diversi, secondo quanto accertato dagli uomini del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Roma, gli appalti dell’Anas falsati dall’organizzazione, composta da funzionari e imprenditori, che si muoveva all’interno dell’azienda. In particolare la Guardia di Finanza ha evidenziato irregolarità nell’appalto per l’itinerario basentano, compreso il raccordo autostradale Sicignano-Potenza, per la Ss 117 Centrale Sicula (cofinanziata dalla Regione Sicilia), entrambi aggiudicati nel 2014, per la Ss 96 Barese e per la Ss 268 del Vesuvio, entrambe aggiudicate nel 2012, e anche per la realizzazione della nuova sede Anas di Campobasso, opera aggiudicata nel 2011.
36 gli indagati – Sono complessivamente 36 gli indagati coinvolti nella seconda tranche dell’inchiesta sugli appalti dell’Anas. Inchiesta che, grazie alla comparazione degli elementi scaturiti dagli accertamenti tecnici e dall’esame del materiale sequestrato a ottobre, ha consentito di accertare, secondo la Guardia di Finanza, come la corruzione individuata “non si limitasse agli imprenditori e dirigenti Anas già arrestati, bensì potesse considerarsi sistemica”. I finanzieri hanno infatti accertato nuovi episodi illeciti e scoperto ulteriori dirigenti e funzionari Anas, che, a vario titolo e in accordo con diversi imprenditori, si sono resi responsabili di corruzione, turbata libertà degli incanti, autoriciclaggio e favoreggiamento personale. In particolare gli episodi di corruzione erano finalizzati a favorire l’aggiudicazione di gare d’appalto a determinate imprese e a velocizzare l’erogazione dei pagamenti, a sbloccare contenziosi e consentire la disapplicazione delle penali, assicurando indebiti indennizzi in relazione a procedure di esproprio.
L’operazione di questa mattina ha visto impegnati oltre 250 finanzieri e rappresenta la seconda tranche dell’inchiesta scattata a ottobre dell’anno scorso sulle mazzette pagate dagli imprenditori destinatari degli appalti ai funzionari dell’Anas. Tra questi Antonella Accroglianò, la dirigente soprannominata ‘dama nera’. Ed è proprio sulla base delle sue ammissioni e dei successivi riscontri e verifiche effettuati dagli uomini del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Roma, che sono scattati i provvedimenti di oggi.
L’Anas ringrazia – “Gli arresti di stamani erano attesi. Vogliamo ringraziare pubblicamente la Procura di Roma per l’aiuto fondamentale che sta dando al nuovo vertice di Anas nel fare chiarezza sul passato, mettere ordine e tutelare la parte sana dell’Azienda, che è costituita dalla stragrande maggioranza dei dipendenti”: lo ha dichiarato il consiglio di amministrazione dell’Anas, evidenziando che l’azienda sta “attivamente collaborando da qualche mese” con la Procura. Le persone che sono state oggetto questa mattina di provvedimenti cautelari, ricorda l’azienda, sono quelle che erano state già arrestate nella prima fase delle indagini e già licenziate da Anas con procedura accelerata, con qualche attesa eccezione. L’Anas ha comunque “avviato immediatamente la richiesta alla Procura di Roma degli atti dell’indagine per poter espletare in tempi rapidi tutte le azioni ritenute necessarie a tutela dell’Azienda nei confronti di eventuali altri dipendenti infedeli, a partire dal licenziamento“. A sottolineare la collaborazione con la Procura di Roma è il presidente di Anas Gianni Vittorio Armani, che a nome anche delle consigliere di amministrazione Cristiana Alicata e Francesca Moraci, evidenzia come l’ufficio requirente abbia “strumenti di indagine che in questi casi sono indispensabili per perseguire i corrotti”.
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