CAOS TAMPONI LAZIO/ Calcio e Covid: dopo due rinvii il dottor Ivo Pulcini, medico sociale dei biancocelesti, ascoltato dalla Procura federale. L’avvocato Gentile, legale del club: “Siamo tranquilli, abbiamo chiarito molte cose”. Intanto, i magistrati di Avellino sequestrano 7 reperti RNA a Napoli

di FABIO CAMILLACCI/ Nuovo importante capitolo del caos tamponi anti-Covid in casa Lazio. Dopo ben due rinvii, di cui uno per motivi di salute, finalmente il medico sociale del club biancoceleste Ivo Pulcini si è concesso alla Procura federale per l’attesa audizione. Un’audizione che è andata in scena in uffici diversi da quelli della sede istituzionale; forse per proteggere la privacy del dottore. Il responsabile del settore sanitario laziale si è presentato accompagnato dall’avvocato del club Gianmichele Gentile e dal dottor Rodia, coordinatore dello staff medico biancoceleste, anche lui chiamato a rispondere a ben precise domande. Per la Figc erano presenti due sostituti procuratori insieme al direttore della Procura Giuseppe Chinè collegato in videoconferenza. Oggetto dell’inchiesta: le possibili e diverse violazioni del protocollo Figc da parte della società guidata da Claudio Lotito.

Le indagini federali in corso. Il dottor Pulcini è stato chiamato a fare chiarezza su tutte le zone d’ombra in merito alla strana gestione dei casi di positività in casa Lazio. In particolare: sulla condivisione delle informazioni con la Asl, sul rispetto dell’isolamento e della bolla, e sul comportamento alla luce delle difformità dei tamponi delle ultime settimane, soprattutto quelle emerse prima della trasferta di Bruges in Champions League e quelle registrate alla vigilia del match di campionato contro la Juventus. Singolari difformità che hanno portato anche all’ingresso in campo di Immobile nella sfida con il Torino di una settimana prima e allo stop dello stesso Ciro e di Lucas Leiva contro i bianconeri. L’audizione di Pulcini era considerata chiave dalla Procura, perchè determinata a verificare tutte le violazioni e definirne i responsabili. Al termine, l’avvocato Gentile ha dichiarato: “Siamo tranquilli, abbiamo chiarito un sacco di cose, procedure e prodotto documenti”.

Molto attiva anche la Procura di Avellino. I giudici infatti hanno disposto il sequestro anche per sette reperti RNA virali sui tamponi già sequestrati, eseguiti su calciatori e staff della Lazio e riprocessati dal laboratorio Merigen di Napoli. Al centro specialistico partenopeo si era rivolta la Futura Diagnostica, il laboratorio di Avellino di riferimento del club di Lotito, per avere una perizia sui controversi test effettuati il 6 novembre scorso prima di Lazio-Juventus; in particolare per quanto concerne i tamponi, risultati negativi ad Avellino, ma positivi per il Campus Biomedico di Roma, dei calciatori Immobile, Strakosha e Leiva. Ora la Procura vuol riprocessare anche questi reperti per verificare la correttezza del percorso fatto dai tamponi e dai reagenti.

Il caso. Quelle nuove analisi sugli stessi tamponi, effettuate a Napoli il giorno dopo, cioè il 7 novembre, confermarono la negatività del test per Leiva e Strakosha rilevando invece una debole positività per Immobile, al gene N. Ovvero, il gene che alcuni esperti sostengono non esprima positività al coronavirus, ma che la comunità scientifica continua a ritenere positività in attesa di riscontri più probanti. Nel frattempo, l’avvocato Innocenzo Massaro, legale dell’indagato Massimiliano Taccone del centro di Avellino, ha chiesto alla Procura che venga ripetuto l’esame dei 95 tamponi (cioè quelli già sequestrati) nei laboratori della Futura Diagnostica, sostenendo che la diversa, e più moderna, attrezzatura dell’ospedale Moscati, dove nella giornata di martedì scorso i test sono stati rianalizzati, potrebbe dare alcuni valori diversificati.

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