di SERGIO SIMEONE* – Nel 1954 Jean Paul Sartre con un articolo dal titolo “L’Algerie n’est pas la France” pubblicato su Les temps modernes iniziava una vigorosa e coraggiosa campagna a favore dell’Algeria in rivolta per liberarsi dal colonialismo francese. Coraggiosa non solo perché si esponeva a rischi fisici (subì due attentati dinamitardi), ma anche perché rompeva, lui che era uomo di sinistra, con il governo del socialista Guy Mollet e con il Partito comunista francese, che aveva votato a favore della guerra per reprimere la lotta di liberazione degli algerini.
Questa presa di posizione del grande filosofo francese mi è venuta in mente quando ho saputo della decisione di Corrado Augias di restituire la legion d’onore al governo francese per protestare contro il fatto che il Presidente Macron ha concesso questa prestigiosa onorificenza anche ad Al Sisi , responsabile della tortura e della morte di Giulio Regeni, della ingiusta detenzione dello studente egiziano Patrik Zaki, della repressione sanguinosa di qualsiasi forma di opposizione al suo regime dittatoriale.
Naturalmente il ricordo di Sartre e della sua coraggiosa campagna non mi induce a paragonare lo scrittore e giornalista italiano al filosofo francese, anche perché lui non corre alcun pericolo e agisce in piena sintonia con tutto lo schieramento politico progressista del nostro Paese. Mi fa invece sperare che il gesto di Augias, che in Francia non è uno sconosciuto (è, tra l’altro, figlio di un ufficiale dell’aeronautica francese), trovi risonanza nella intellighenzia di quel Paese e la mobiliti contro il tentativo della realpolitik di smorzare ed assorbire la naturale indignazione della pubblica opinione per le nefandezze del dittatore egiziano affinché non disturbi il suo modo di funzionare.
Sì, perché è la realpolitik il più grande ostacolo oggi alla richiesta di verità e giustizia per lo sventurato ricercatore friulano. Tutti sappiamo, infatti, che ci sono enormi interessi economici e commerciali che legano sia l’Italia che la Francia all’Egitto. E sappiamo anche che l’Egitto è un soggetto molto importante nei complicati conflitti che creano instabilità in medio oriente ed in Nordafrica e devastano la Libia. Così si spiega, del resto, la timidezza dello stesso governo italiano nell’assumere iniziative forti in coerenza con le conclusioni a cui è approdata la magistratura romana.
Ecco perché è importante ricordare la battaglia di Sartre. Egli non si pose il problema di che cosa fosse più conveniente per la Francia ma di che cosa fosse più giusto alla luce della dichiarazione dei diritti dell’uomo, il primo e più alto prodotto della rivoluzione francese.
Chissà se a partire dalla comune indignazione per il caso Regeni non si riesca a costruire un movimento di pensiero che faccia crescere in Europa lo spirito di Sartre contro la realpolitik, in nome della quale si tollerano, all’interno della Unione, gli Orban ed i Kascinski e si è così accondiscendenti, al di fuori di essa, con gli Erdogan e gli Al Sisi.
*Sergio Simeone, docente di Storia e Filosofia, è stato anche dirigente del Sindacato Scuola della Cgil
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