Il numero dei morti negli attentati Isis di Bruxelles è passato da 31 a 32 perché 24 ore dopo le esplosioni di bombe e kamikaze all’aeroporto e nella metropolitana è stato ritrovato dietro un pilastro dello scalo aereo il corpo straziato di un’altra vittima. E tra questi 32 pare ormai fuori di dubbio che ci sia anche l’italiana Patricia Rizzo, impiegata presso un’agenzia della Commissione Ue. Era andata al lavoro, come ogni mattina, con la metropolitana per scendere nella stazione più prossima alla sede degli uffici dell’Unione europea, quella di Maelbeek.
“Siamo qui da stamattina e non sappiamo ancora niente. I genitori di Patricia sono stati fatti salire al primo piano dalla polizia per riempire un formulario. Cercano segni particolari” per poterla identificare. A parlare all’agenzia ANSA dall’ospedale militare Konigin Astrid (dove si trova un centro grandi ustionati) è Massimo Leonora, cugino di Patricia Rizzo. “E’ da ieri che non abbiamo più sue notizie, la cerchiamo e speriamo davvero di trovarla viva”, spiega Leonora. “Anch’io stavo per prendere la metro, ma all’ultimo minuto ho cambiato idea e ho preso l’auto, altrimenti probabilmente sarei stato coinvolto anch’io nell’esplosione”. “I nonni di Patricia, come i miei, sono venuti in Belgio per lavorare nelle miniere e siamo rimasti tutti qui, siamo originari della provincia di Enna, i miei di Calascibetta. Ma abbiamo tutti la nazionalità italiana, perché l’Italia resta il nostro Paese”, spiega. “I genitori di Patricia abitano fuori Bruxelles”, aggiunge. Io lavoro all’ Eacea, l’agenzia della Commissione Ue che si occupa di audiovisivi e fino ad un paio di mesi fa anche Patricia lavorava lì, prima di trasferirsi all’Ercea”. Leonora è in attesa nel sottosuolo dell’ospedale militare Konigin Astrid (Nider) dove è stata allestita una stanza per le famiglie delle persone che risultano ancora disperse.
Commenta per primo