Un’ennesima canagliesca decisione del tribubale egiziano, che ha prolungato ancora di un altro mese e mezzo la “custodia cautelare” del giovane ricercatore Patrick Zaki, che frequenta l’Università di Bologna, ma un anno fa aveva deciso di tornare per un breve periodo in patria per stare con i genitori e venne arrestato con l’accusa di “propaganda sovversiva” . La noizia è stata data alla stampa dalla sua legale, Hoda Nasrallah.
Questa ulteriore proroga, secondo Amnesty International, dimostra come in Egitto i diritti dell’indagato “valgano meno di zero”. Patrick passerà almeno un altro mese e mezzo nel complesso carcerario cairota di Tora.
Il Ministero degli Esteri italiano ora afferma che “continuerà a seguire da vicino la vicenda che, su iniziativa e continuo impulso italiano, è l’unico caso giudiziario in Egitto che viene costantemente monitorato da un gruppo di Paesi stranieri“. Nel confermare la presenza ieri in aula di un funzionario della Ambasciata d’Italia al Cairo per assistere all’udienza nel quadro del programma di monitoraggio processuale Ue, le stesse fonti assicurano che continuerà l’azione di sensibilizzazione della Farnesina sulle Autorità locali, sia a livello bilaterale sia a livello internazionale, affinché si possa giungere, senza ulteriori ritardi, al rilascio del giovane studente.
“Alla fine c’è la conferma di quello che già si sapeva ieri – dice all’ANSA Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International in Italia – perché un giudice aveva pensato bene di avvisare la stampa egiziana prima dell’avvocata di Patrick Zaki, ma ora è ufficiale: 45 giorni di detenzione, così Patrick entra nel secondo anno di detenzione. Però nel secondo anno entra anche la campagna di Amnesty International, dell’Università e del Comune di Bologna, di tante altre università ed enti locali, di giornalisti, per ottenere quel risultato che otterremo prima o poi, cioè la scarcerazione di Patrick“.
“La Corte non prende sul serio la difesa di Patrick e del suo team legale”: lo affermano gli attivisti che si battono per la scarcerazione dello studente egiziano dell’Università di Bologna sulla pagina Facebook ‘Patrick Libero’. Il team difensivo di Patrick, spiegano in un lungo post, “ieri ha chiesto esplicitamente durante l’udienza le ragioni della sua detenzione preventiva e perché non gli sia permesso di attendere il verdetto fuori dal carcere. Come al solito, non c’è stata riposta dalla Corte o dall’accusa”. Anzi è scandaloso che ieri la notizia del rinnovo della detenzione sia stata pubblicata sui giornali egiziani prima che il team legale di Patrick fosse ufficialmente informato dalla Procura. Questo modo di procedere della magistratura egiziana induce a temere sempre più per la sua sorte e che la sua vita sia in pericolo.
Commenta per primo