di ENNIO SIMEONE – C’è chi ha scritto oggi che l’incarico a Mario Draghi di formare un «governo del presidente» – per uscire dal pantano in cui la crisi politica provocata irresponsabilmente dal «puparo d’Arabia» ha precipitato l’Italia – sia la soluzione di tutti i mali del nostro paese. Ovviamente c’è da augurarselo, anche se il suddetto puparo si facesse un vanto di quella crisi e dei danni che comunque ne sono derivati al paese per i ritardi nell’affrontare le emergenze create dal covid. C’è da augurarselo perché almeno ci resta la speranza che l’ex presidente della Banca Europea, una volta accettata la carica di presidente del Consiglio, resista ai tentativi che certamente gli verranno (e che Conte era riuscito ad arginare) di imporre l’immissione nel governo di qualche fedelissimo e di portatori di interessi che rispondono soltanto ai progetti del rottamatore.
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