di SERGIO SIMEONE* – Il 25 aprile di quest’anno si è verificata una bella novità: un gruppo di ebrei romani, in rappresentanza della brigata ebraica, quella che, inquadrata nell’esercito inglese, partecipò alla liberazione del nostro Paese, è intervenuto a Roma alla celebrazione della Liberazione organizzata dall’ANPI a Porta San Paolo. Ha deposto una corona di fiori presso la lapide dei caduti ed ha cantato insieme con gli altri partecipanti l’inno di Mameli. E nessuno ha osato contestare la loro presenza.
Si spera che questo episodio segni la fine della assurda esclusione della brigata ebraica dai cortei con i quali l’ANPI celebra ogni 25 aprile la Liberazione dell’Italia dalla occupazione dei nazifascisti . Esclusione motivata dal fatto che lo Stato di Israele non riconosce ai Palestinesi il diritto ad avere un loro Stato. Motivazione del tutto priva di logica. Si fa confusione, infatti, tra popolo e governo, ritenendo il primo responsabile delle politiche errate del secondo. E’ come se, per fare un esempio, durante la presidenza Trump, accusato dai democratici di avere pulsioni fasciste e razziste, si fosse negato ai reduci americani della seconda guerra mondiale di celebrare il ruolo determinante avuto dai soldati americani nella liberazione dal nazismo del nostro Paese , essendo ritenuti “colpevoli” di essere americani come Trump.
La brigata ebraica è stata invece una cosa bellissima. Pensate, l’Italia fascista aveva tolto agli ebrei la cittadinanza italiana negando loro il diritto allo studio e al lavoro. Aveva poi contribuito al programma nazista di annientamento di tutti gli ebrei mandando molti di loro a morire nei lager. Eppure migliaia di ebrei si arruolarono nell’esercito inglese per partecipare alla liberazione del nostro Paese pagando un pesante tributo di sangue. E adesso, anziché esprimere loro profonda gratitudine, li si vorrebbe espungere dal novero dei combattenti contro il nazismo perché erano ebrei come Netanyahu?
Assurdo. Chi nega l’onore alla brigata ebraica non è degno di essere definito antifascista.
*Sergio Simeone, docente di Storia e Filosofia, è stato anche dirigente del Sindacato Scuola Cgil
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