di SERGIO SIMEONE* – “Dai nemici mi guardo io, dagli amici mi guardi Iddio”. La nota massima sembra di facile interpretazione. Secondo i più, infatti , essa si riferirebbe ai falsi amici, quelli i quali, essendo insospettabili, possono meglio colpire un soggetto che di loro si fida ciecamente. Ma non è così. A volte è proprio l’eccessivo sincero affetto che può produrre conseguenze nocive.
Prendete il caso di Matteo Renzi. Quando nel 2013 Enrico Letta divenne presidente del Consiglio l’allora segretario del Pd si rese subito conto che l’incarico, con tutte le grane che esso comporta, doveva risultare molto gravoso per l’incaricato, tanto che si affrettò a mandargli un affettuoso messaggio: Enrico, stai sereno. Poiché, però, Renzi continuava a vederlo piuttosto agitato, pensò che la soluzione migliore (per il suo bene) fosse sollevarlo (con l’aiutino di Napolitano) dal gravoso incarico. E così fece. Ma Letta non capì, prese male la cosa (foto a destra), sbatté la porta e se ne andò in Francia abbandonando il Parlamento.
Successivamente toccò a Giuseppe Conte essere oggetto delle sue affettuose attenzioni. Renzi era un convinto sostenitore dell’avvocato pugliese (era stato proprio lui a convincere il riluttante Zingaretti ad accettarlo come capo della coalizione giallorossa!). Ma Renzi, come si sa, è un perfezionista. Voleva a tutti i costi che il suo beniamino fosse dotato di tutti gli strumenti per affrontare al meglio i compiti che aveva davanti (come ad esempio il MES e i decreti legge al posto degli odiosi DPCM): combattere la pandemia, approntare il recovery plan. E’ stato solo quando ha constatato che Conte resisteva a queste legittime esigenze, che, per stimolarlo ad imboccare la giusta strada, ha ritirato le sue ministre dal governo. Purtroppo anche questo empito di affetto non è andato a buon fine. E nemmeno Conte l’ha presa molto bene.
Ora sembra che tocchi all’onorevole Alessandro Zan (foto a sinistra) di essere investito dalla sincera amicizia di Renzi. Lui è un convinto sostenitore della sua legge, proposta dal deputato Pd per combattere la omotransfobia (Italia viva l’ha già votata alla Camera!). Si tratta, però, ora, di vincere la resistenza della Lega. Come fare? Molti, tra PD e 5 stelle, vorrebbero prendere di petto Ostellari, il presidente leghista della commissione giustizia, e costringerlo ad inviare il DDL in aula, ma il senatore fiorentino è maestro di tattica: meglio tentare la strada del dialogo. In che senso? Faraone, capogruppo di Italia viva alla Camera, lo ha spiegato: si potrebbe concordare con la Lega qualche modifica che renda la legge accettabile anche dal centrodestra. E’ però sfuggito al buon Renzi che in tal caso la legge dovrebbe ritornare alla Camera con la quasi certezza di finire su un binario morto.
Questo però lo ha capito molto bene Matteo Salvini. Quando perciò Ranucci, il conduttore di REPORT, ha fatto il noto scoop mostrando la fotografia di Renzi a colloquio con l’agente segreto Mancini in un autogrill (foto a lato), il primo a prendere le difese del leader di IV è stato proprio il capitano: non permetterà mai che gli delegittimo un così prezioso nemico.
*Sergio Simeone, docente di Storia e Filosofia, è stato anche dirigente del Sindacato Scuola della Cgil
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