Quando la “mosca cocchiera” sbaglia carrozza

di SERGIO SIMEONE* – Matteo Salvini, dicevamo in un precedente articolo, è come la  mosca cocchiera di Lafontaine, perché vuol far credere che è lui a trainare Draghi  nelle sue scelte di governo. Ma il capitano è uomo molto ambizioso. Non gli basta orientare il capo del governo italiano, che è anche una delle personalità politiche più forti in Europa, ma si è messo in testa di fare da traino addirittura al Papa. Quando infatti ha saputo che il Vaticano era intervenuto presso il governo italiano perché fosse corretta la legge Zan ha esclamato: ah, finalmente, dopo tanti insulti  che abbiamo ricevuto, la Chiesa condivide la posizione della Lega sulla omotransfobia.

Ma Salvini non si è fermato qui. Non si è limitato cioè a condividere la posizione della Chiesa in materia di omofobia, cosa  lecita, ma ha dichiarato del tutto legittimo l’intervento del Vaticano, che ha inviato il proprio responsabile dei rapporti con gli Stati, monsignor Gallagher, a consegnare una nota scritta al governo italiano, compiendo così un vero e proprio atto di ingerenza . Salvini, cioè, ha dimostrato di non aver capito il discorso in Parlamento di Draghi (con cui  pure lui dichiara ad ogni piè sospinto di essere in perfetta sintonia), perché il presidente del Consiglio ha rivendicato con fermezza la laicità dello Stato italiano proprio in risposta all’atto di ingerenza compiuto dal Vaticano.

Ma il capo leghista deve avere davvero idee poco chiare in materia di ingerenza se, subito dopo aver giudicato legittimo l’intervento del Vaticano (Stato estero) su un procedimento legislativo in corso dello Stato italiano, si è scagliato contro la Commissione europea che ha espresso forti critiche ad una legge ungherese in procinto di essere approvata per i suoi contenuti omofobi, accusandola di ingerenza negli affari interni dell’Ungheria.

Ed è toccato anche questa volta a Draghi dare un grosso dispiacere a Salvini. Il premier italiano, infatti, intervenendo al vertice UE sui diritti Lgbt, ha detto, rivolgendosi ad Orban, che ”spetta alla commissione stabilire se l’Ungheria viola o no il trattato. Guarda che questo trattato, sottoscritto anche dall’Ungheria, è lo stesso che nomina la Commissione guardiana del trattato stesso. Secondo l’articolo 2 l’Unione europea si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà,  della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti alle minoranze”.

E Draghi è stato fin troppo buono, perché Ursula Von der Leyen ha detto che la legge ungherese è una vera vergogna. E alcuni Paesi (in testa l’Olanda) hanno proposto l’espulsione dell’Ungheria dalla Comunità europea. Insomma l’europeismo che Salvini sembrava aver abbracciato per entrare nel governo Draghi è tutta una finta: quando si tratta di difendere i valori della Unione Europea lui, tra Von der Leyen e Orban, sceglie di schierarsi con il dittatore ungherese.

 

Sergio Simeone

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