di FEDERICO BETTA – Bobo Rondelli (foto a lato) ha commosso l’Auditorium della Musica di Roma con una serata dedicata a Piero Ciampi: Ciampi ve lo faccio vedere io. Il pretesto è un omaggio, per un tour che porti a casa qualche soldo – come ironizza dal palco -, a un altro livornese, a un carattere che sente affine, sempre vicino agli ultimi, a un altro compositore sul filo della disperazione, tra poesie delicate e arrabbiate, “perché oggi, come non mai, c’è bisogno di poesia”.
Potremmo dire che il nome Ciampi (il cantautore nella foto a sinistra) ha attratto il grande pubblico e Rondelli lo ha intrattenuto. Tra una canzone e l’altra (accompagnato dal pianoforte di Fabio Marchiori e dalla tromba di Filippo Ceccarini che hanno ridato vita alle pessime registrazioni di Ciampi), sul palco va in scena l’essere umano Rondelli, con le sue fragilità e idiosincrasie, con omaggi sentiti (al compianto amico Bruno Franceschelli), cover distorte di Bowie, e battute taglienti sull’attualità e i rapporti umani.
Sembra sempre sul momento di cadere, Rondelli, fisicamente o accartocciandosi nei testi struggenti, ma con il suo guizzo autoironico e con la potenza della sincerità rimane sempre in piedi, anche quando si sdraia sul palco gustando un bicchiere di vino. Tra i tanti, uno dei momenti più toccanti, è stato quando, dopo aver sfruttato il nome della madre morta, per una canzone di sicuro successo – dice ancora dal palco – Rondelli intona un’ode, un vero proprio amorevole lamento di chi è rimasto solo e invoca una laica pietà: “regalami quella pace che non ti ho dato mai.”
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