di ENNIO SIMEONE – Sono infinite le chiavi adoperate da storici e sociologi per tentare di “interpretare” Napoli: il suo patrimonio storico, la sua vitalità e le sue rinunzie, i suoi pregi e le sue contraddizioni, i suoi tormenti e le sue gioie, le sue miserie e i suoi tesori. Ma un mese fa è stato pubblicato dalla Guida editori (la storica casa editrice che rappresenta uno dei gioielli culturali di questa città) un libro di un’assoluta originalità perché racconta Napoli attraverso mezzo secolo di cronache e recensioni di eventi musicali svoltisi nella straordinaria cornice del Teatro San Carlo e del Conservatorio descritti e commentati con puntualità e competenza da un critico musicale, Sandro Rossi, per un quotidiano politico, “l‘Unità“, organo del Partito comunista italiano, e, dal 1976 in poi, anche per il quindicinale “La Voce della Campania“.
Il titolo – “Una poltrona al San Carlo“/ Cronache di vita musicale napoletana (1958-2000) – si accompagna in copertina con la foto dell’autore di quelle cronache, intelligentemente organizzate, assemblate e scandite in una originale successione tematica e, al loro interno, cronologica, dall’organizzatore dell’opera e autore della introduzione, il figlio di Sandro,Tommaso Rossi, affermatissimo musicista (foto a destra), nonché direttore dell’Associazione Alessandro Scarlatti.
Ma – contrariamente a quanto si può immaginare – non è un libro destinato soltanto a specialisti e ad appassionati della musica classica, come sottolineano Francesco Canessa (nella prefazione), e Aurelio Musi e Stefano Valanzuolo (in due testimonianze sull’autore), per almeno due motivi. Il primo è che le recensioniSandro Rossi erano sempre inquadrate in un contesto culturale e sociale della città o ne erano almeno sfiorate, come dire che quasi mai ne rimanevano estranee. Il secondo è che gli articoli dedicati alle vicende del San Carlo e in genere delle strutture musicali napoletane contengono profili di personalità (come è il caso del celebre sovrintendente Pasquale Di Costanzo) e di altri personaggi, con rapide narrazioni, talvolta solo dei flash sui loro comportamenti come sulle loro scelte strategiche, che si proiettavano anche sulle impostazioni artistiche.
Sono elementi che ritroviamo (per fare un esempio) in articoli come quello di pagina 91, intitolato “Maccartismo sul palcoscenico” nel capitolo “Protagonisti” o in “Primo attore è il magistrato“ e “Quali mire sull’Accademia” nel capitolo “La musica e la città“, ma anche laddove s’incontra un pezzo che è pura recensione come quella su una Traviata con Tiziana Fabbricini: “Violetta appassionata” disturbata dalla “orchestra che zoppica“.
Insomma Sandro Rossi, nei suoi pezzi (in particolare, ma non solo, quelli pubblicati sul quindicinale “La Voce della Campania”, che consentivano tempi più lunghi per la scrittura e maggiori approfondimenti), nel mezzo secolo di attività giornalistica, ha volto lo sguardo dal palco o dalla sala concerto verso la città e verso i personaggi che direttamente (ma anche indirettamente) incidevano, in genere nel bene e talvolta anche nel male, sulle sorti e sulla vitalità delle strutture musicali. Perciò ha fatto bene suo figlio Tommaso a raccogliere e riproporre i suoi oltre cento articoli (anche quello in cui il padre racconta del suo sogno di diventare un baritono di successo) in questo bellissimo libro*.
* Sandro Rossi, Una poltrona al San Carlo /Cronache di vita musicale napoletana (1958-2000)/ Guida Editori, €15,00
Commenta per primo