di DEBORA CARLETTI*/ Non c’è tregua per chi vive in Ucraina. Prima lo stato di allerta, poi l’invasione russa. Molti italiani, che si trovano sul territorio descrivono la situazione fuori controllo, inverosimile ma soprattutto inaspettata. Così anche Massimo Contin, un imprenditore veneziano che si è trasferito 9 anni fa in questo Paese dell’Europa dell’Est per accrescere la sua azienda: lo store “Moda italiana”. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente per fare il punto della situazione con chi sta vivendo in prima persona l’orrore della guerra.
Riavvolgiamo il nastro. Che situazione c’era prima che iniziasse la crisi con la Russia?
“È da 8 anni che c’è la guerra al confine, lì nel Donbass, nella parte più a est vicino alla Russia. Qui però, ora la storia è diversa. Le notizie che giravano, giorno dopo giorno, erano sempre le stesse: la Russia voleva superare il confine e non gradiva le basi NATO in queste aree. Nonostante la situazione incerta, tutti avrebbero messo la mano sul fuoco che una guerra non sarebbe mai scoppiata. Tanto è vero che io, dopo 5 anni sono tornato al lavoro e ho aperto un negozio in Ucraina. Mai avrei pensato che potesse accadere una cosa del genere. È stata un’escalation. Tutto è successo in meno di un mese. Poi le sirene, così mi sono svegliato questa mattina alle 4. La gente era in preda al panico, non sapeva cosa stesse succedendo. Anche io sono rimasto sconcertato. Queste scene si vedono solo nei film”.
Il giorno dopo il riconoscimento russo delle due Repubbliche separatiste filorusse, come vi siete comportati?
“Sono 8 anni che le Repubbliche, per il 40% nel Donbass, si sono proclamate filorusse o indipendenti. Quindi non c’era niente di nuovo. Poteva essere la solita scenografia di Putin per dimostrare al mondo di che pasta fosse fatto. Che la Russia non aveva e non ha paura. Per questo la gente la buttava sempre sul ridere. Nessuno pensava potesse realmente scoppiare una guerra”
Un bluff o una mossa stategica?
“Qui credevamo che fosse tutto un bluff, per far ottenere all’Ucraina qualche cosa in cambio. Ecco, forse qualche agevolazione. Non c’è mai stato da parte del presidente ucraino, la vera volontà di entrare a far parte della NATO. Quindi il tutto era solo ‘notizia da giornale’. Al confine, russi e ucraini si sentono quasi fratelli, un popolo unico. Io son convinto che i russi di questa guerra non ne volevano affatto sapere. Sono le istituzioni che hanno portato a questo conflitto, forse perché c’è ancora chi spinge per avere una nuova URSS”.
La NATO e l’intervento militare. Su questo punto che notizie avete in Ucraina?
“L’ultima notizia è che la NATO vorrebbe intervenire militarmente. Qui è come schiacciare un po’ un popolo indifeso. Non c’è una ragione per uccidere dei civili ma soprattutto per bombardare le città. Siamo fuori da quello che può essere una logica di vita. Un principio di vita”.
È vero che la popolazione ucraina è pronta ad armarsi e difendere la propria terra?
“Sì è vero. Qui sono convinti di essere tutti fratelli, e sono pronti a lottare per la loro terra. Non c’è un minimo di ripensamento su questo fronte: si deve difendere la patria. C’è aria però di speranza che viene dall’ovest, dall’Europa, Stati Uniti e in generale dalla NATO. A oggi, ci sono poche persone che vogliono scappare fuori dai confini. Se non fosse per le bombe, gli ucraini sono pronti a lottare per la loro patria. Sono armati, e da quello che si apprende, le armi provengono dalla NATO e dall’Europa. Non è più l’esercito ucraino di 20 anni fa; qui abbiamo tecnologie avanzate.
Avete paura? Come vivete ora li? Ci sono bombardamenti? E il web è la fonte più veloce per avere notizie?
“Io sono di Ternopil’ e la situazione per ora qui è sotto controllo, ma i video su facebook circolano spediti, più veloci delle notizie televisive e radiofoniche. È proprio in questa piattaforma che noto con grande rammarico che la situazione peggiora di ora in ora. Per questo la paura più grande è che blocchino la rete, internet. A Kiev invece stanno scappando perché hanno visto gli aerei volargli sopra, le bombe esplodere, i carri armati. Qui hanno tutti il telefono all’orecchio, tutti che corrono, tutti che si affrettano per prendere qualsiasi cosa possa essergli utile. Tutti in preda al panico”.
La popolazione, anche a Kiev è stata invitata a proteggersi dalle bombe nei rifugi? In sostanza, il rischio è anche per i civili e non solo per i militari..?
“Sì è così. Anche nelle città più piccole le persone si stanno attrezzando per spostarsi a vivere nelle cantine, nei seminterrati. Molti si sono mossi verso le metropolitane o chi ha un sottoscala si sta preparando con le provviste. E poi, c’è la corsa verso i supermercati, verso le banche, gli aeroporti e le dogane. Al bancomat ad esempio hanno già finito i soldi. Le farmacie come d’altronde anche i supermercati e i benzinai sono stati presi d’assalto”.
La polizia, i carri armati e la legge marziale di Volodymyr Zelenskyj. Qual è la situazione?
“C’è molta polizia per le strade di Ternopil’, mentre nella capitale ci sono molti soldati e carri armati. Ora è attiva la legge marziale ma non so bene in che cosa consiste. Nessuno sa se ci sono delle regole, degli orari per muoversi. Il sindaco della città ha riferito che a breve comunicherà come ci dobbiamo comportare. L’unica cosa che sappiamo è che siamo in stato di emergenza e che vige questa legge proclamata da Zelenskyj. Muoversi oltre il confine è inverosimile: anche l’ultima frontiera che era rimasta aperta, quella con la Polonia ora è chiusa e non abbiamo alcuna possibilità di muoverci”.
Negozi chiusi, persone spaventate, vorrebbe tornare in Italia?
“Fino a ieri qui era tutto normale, è questo l’incredibile. Anzi due giorni fa è stato il giorno più bello dopo l’apertura, tutto procedeva a gonfie vele, tutto stava andando bene. Molti clienti mi chiedevano addirittura quando sarebbero tornati i nuovi capi. Questo per far capire che nessuno aveva la minima idea che da lì a poco sarebbe scoppiata la guerra. Tutti pensavano che con un accordo tutto si sarebbe risolto”.
“Io personalmente non sarei scappato a prescindere. Ho tanti lavoratori nel mio negozio e in tutta sincerità non me la sento di abbandonare la nave”.
Ci sono state indicazioni da parte del Governo di Zelensky?
“Ci sono state più che indicazioni, rassicurazioni. Bisognava stare tranquilli perché il Governo era pronto ad un accordo. Zelensky non ha parlato di escalation ma di de-escalation, tutto sarebbe dovuto andare per il meglio”.
Rispetto a quanto avvenne nel 2014, con la questione Crimea, la situazione è decisamente peggiore oggi?
“Rispetto al 2014 la situazione è completamente fuori controllo. Prima si parlava di una rivoluzione interna, ora di una vera e propria guerra”. Questa dunque la situazione in Ucraina a oggi. Grazie ancora all’imprenditore veneziano Massimo Contin per la preziosa ma preoccupante testimonianza.
*Per gentile concessione di Debora Carletti (Cusano Italia TV e www.tag24.it).
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