Il tasso di positività al covid, rispetto ai tamponi effettuati, è stato oggi, 20 marzo, del 16,3%, in crescita rispetto al 15,48% di ieri. In cifra assoluta sono 60.415 i nuovi contagi da Covid nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute, e le vittime sono invece 93 (ieri erano state 85). Sono invece 467 i pazienti ricoverati in terapia intensiva, 4 in meno rispetto a ieri nel saldo tra entrate e uscite. I ricoverati nei reparti ordinari sono 8.430 (contro gli 8.319 di ieri).
L’aumento dei casi di Covid in Italia – ha precisato Nino Cartabellotta, presidente della fondazione Gimbe – non è un “semplice ‘rimbalzo’, anche se al momento non possiamo etichettare la risalita come avvio della quinta ondata”. Al tempo stesso sono molte le differente regionali: minore circolazione virale per i 18,8 milioni di persone di Lombardia, Piemonte e Emilia Romagna, e alta incidenza al centro-sud, in particolare in Umbria, Puglia, Calabria, Marche, Basilicata, Lazio, Abruzzo e Toscana.
Secondo l’analisi Gimbe, i nuovi dati aggiornati registrano negli ultimi 7 giorni (13-19 marzo) oltre 477mila casi, rispetto a poco meno di 332mila della settimana precedente (6-12 marzo), con un incremento del 30,2%. Il tasso di positività dei tamponi ha superato il 15% e il numero degli attualmente positivi è risalito da poco più di 971 mila del 10 marzo a 1.147.519 il 19 marzo. “L’incremento – evidenzia Cartabellotta – riguarda tutte le fasce di età con una maggior risalita nelle fasce più giovani: in particolare 10-19 anni e a seguire 0-9 anni”.
L’aumento dei casi, al momento, non è omogeneo nelle varie Regioni. L’incidenza a 7 giorni per 100 mila abitanti è maggiore in quelle del centro-sud: Umbria (1.674), Puglia (1.206), Calabria (1.142), Marche (1.135), Basilicata (1.061), Lazio (995), Abruzzo (971), Toscana (920). Mentre la circolazione virale è minore in Piemonte (409), Lombardia (502), Emilia Romagna (506). Differenze che, inevitabilmente – sottolinea Cartabellotta – rendono il dato nazionale poco generalizzabile”.
Diverse le cause di questa aumentata circolazione virale: rilassamento della popolazione e allentamento delle misure, progressiva diffusione della più contagiosa variante Omicron BA.2, calo della protezione vaccinale nei confronti dell’infezione, persistenza di basse temperature che costringono ad attività al chiuso. Quindi il rischio di una nuova pressione sugli ospedali.
“Al momento non si rilevano segni di sovraccarico anche se i posti letto occupati in area medica hanno ripreso lievemente a salire: da 8.234 del 12 marzo a 8.319 del 19 marzo. Quelli in terapia intensiva rimangono stabili da qualche giorno intorno a 470, mentre gli ingressi si sono stabilizzati ai 40-42 al giorno e mostrano segni di risalita. Tutti segnali iniziali d’impatto, seppur limitato – dice Cartabellotta – sugli ospedali dell’incremento dei nuovi casi”. E a proposito infine della nuova variante, il presidente della Fondazione Gimbe rileva che l’indagine flash dell’Istituto superiore di sanità rileva, al 7 marzo, una prevalenza di Omicron 2 al 44%. “Tuttavia – dice Cartabellotta – i dati sono di difficile interpretazione perché nelle Regioni del Nord-ovest, dove il virus circola meno, la prevalenza di Omicron 2 è più elevata (68%), mentre risulta più bassa (32%) al Sud dove si rileva una maggior circolazione virale“.
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