L’arma dell’avviso di garanzia fa strage di sindaci. Pizzarotti, sospeso dal M5s, chiama in causa Di Maio e Fico. Uggetti ai domiciliari

WCENTER 0XMGBESEOL Il sindaco di Parma Federico Pizzarotti in occasione del primo consiglio comunale, 14 giugno 2012. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO
Pizzarotti. Foto di Daniel Zennaro (Ansa)

di ENNIO SIMEONE – La “giustizia all’italiana” continua a fare strage di sindaci e di pubblici amministratori di ogni colore politico. Oggi tocca al sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, sospeso dal Movimento 5 stelle. E l’avviso di garanzia (che nelle intenzioni dei legislatori doveva rappresentare, appunto, un atto a garanzia della   persona sul suo conto la magistratura sta indagando, cosa che prima poteva avvenire a sua insaputa) diventa subito una gogna mediatica, quasi una condanna definitiva, o comunque un marchio d’infamia, anche per l’uso – diciamo la verità – che ne fanno i mass media.

Pizzarotti, come nei giorni scorsi il sindaco di Livorno, Nogarin, anche lui del M5s, paga lo scotto della campagna giustizialista, nella quale il suo movimento di appartenenza si è distinto particolarmente per attaccare i suoi avversari. Cosa che ha fatto anche in occasione dell’inchiesta sul sindaco Pd di Lodi, Uggetti, al quale oggi il gip ha concesso gli arresti domicialiari. Ma ormai l’inchiesta giudiziaria, l’avviso di garanzia e l’iscrizione nel registro degli indagati sono diventate  nella politica italiana l’arma più micidiale con la quale si mira a distruggere l’avversario nella reputazione dell’opinione pubblica e nelle cronache dei mezzi di comunicazione, dove poi raramente trovano spazio adeguato i proscioglimenti, le assoluzioni, quando finalmente arrivano.

Ma torniamo al caso del sindaco di Parma. Federico Pizzarotti è stato raggiunto da un avviso di garanzia per due nomine nella gestione del Teatro Regio di Parma. La magistratura ha dovuto procedere nella indagine perché ha ricevuto un esposto di un avversario politico di Pizzarotti, il parlamentare del Pd Pagliari.  Anche il segretario del Pd e presidente del  Consiglio, Matteo Renzi, intervistato sul caso ieri sera a “Porta a porta”, aveva detto che fino a questo momento non ricorrono le condizioni per la richiesta di dimissioni del sindaco di Parma. E invece  sul blog di Beppe Grillo è comparsa la notizia della sospensione di Pizzarotti dal M5s, con questa motivazione: La trasparenza è il primo dovere degli amministratori e dei portavoce del MoVimento 5 Stelle. Nell’impossibilità di una valutazione approfondita ed oggettiva dei documenti e per tutelare il nome e l’onorabilità del MoVimento 5 Stelle si è proceduto alla sospensione. Non si attendono le sentenze per dare un giudizio politico”, prosegue il post. “Solo ieri si è avuta notizia a mezzo stampa dell’avviso di garanzia ricevuto, ma il sindaco ne era al corrente da mesi. Nonostante la richiesta, inoltrata da ieri e a più riprese, di avere copia dell’avviso di garanzia e di tutti i documenti connessi alla vicenda per chiudere l’istruttoria avviata in ossequio al principio di trasparenza e già utilizzato in casi simili o analoghi, non è giunto alcun documento”, si legge nel post. “Preso atto della totale mancanza di trasparenza in corso da mesi, nell’impossibilità di una valutazione approfondita ed oggettiva dei documenti e per tutelare il nome e l’onorabilità del MoVimento 5 Stelle si è proceduto alla sospensione”. In pratica, al sindaco di Parma viene contestato di non aver inviato “alcun documento” relativo al suo avviso di garanzia. Gli viene rimproverato di non aver comunicato nulla in merito pur avendo consapevolezza dell’avviso da mesi. C’è stata – è l’accusa – una “totale mancanza di trasparenza”.

Dura replica di Pizzarotti allo staff del blog di Beppe Grillo: “Io continuo a rappresentare il vero spirito del Movimento cinque stelle”. E così spiega il mancato invio di documentazione relativa all’avviso di garanzia: “Ad una mail anonima non fornisco nessun documento”, scrive. “Inoltre, voi da mesi non rispondete alle mail su cui chiediamo chiarimenti” sul consiglio comunale della città. “Per altri chiarimenti fatemi chiamare dal responsabile dei Comuni Luigi Di Maio“, conclude Pizzarotti.

Il quale pubblica il carteggio con lo staff di Beppe Grillo e scrive: “Sono mesi che Parma chiede chiarimenti, privati e anche pubblici. Totalmente ignorati. Parlate addirittura di trasparenza. E questa sarebbe trasparenza?”. “Sono un sindaco eletto e pubblico ufficiale, e ad una mail anonima non fornisco nessun documento. Soprattutto per un’indagine in corso che coinvolge me, altri membri del cda, e una fondazione. Innanzitutto, citatemi quali sarebbero i regolamenti a cui fate riferimento, in cui vengono espressi tempi, modi e situazioni”.

Pizzarotti in una conferenza stampa ha anche fatto riferimento al caso Nogarin, chiamando in causa prima  Di Maio (che “per almeno un anno non ha fissato un incontro che avevamo richiesto e quindi qualche responsabilità ce l’ha”). e poi Fico (“Gli ho mandato decine di messaggi. Alla fine il comportamento è stato molto diverso rispetto a Nogarin”). Ed è sferzante: “Pretenderei che chi si dice pronto a governare deve essere disposto a metterci la faccia. Come facciamo sempre, ogni giorno, noi”.

Militanti divisi sul blog – La notizia della sospensione di Federico Pizzarotti crea scompiglio tra i militanti cinquestelle. E si affollano i commenti sul blog di Beppe Grillo: in tanti si complimentano per la “scelta di trasparenza”; ma altri  difendono il primo cittadino affermando che “la sospensione è un atto eccessivo, ingiustificato”. Alcuni interventi chiamano in causa anche il sindaco di Livorno Filippo Nogarin, chiedendo che ora venga sospeso anche lui. Ma Nogarin coglie l’occasione per differenziarsi rispetto a Pizzarotti: “Pizzarotti nel nascondere per settimane l’avviso di garanzia ha commesso un grave errore – scrive su Twitter -. La trasparenza è la stella polare del #M5S”. E infatti Nogarin, appena ricevuto l’avviso di garanzia che lo riguarda, ne aveva dato notizia sui social.

In  realtà Pizzarotti da tempo è in polemica con i “vertici” del Movimento, che a loro volta non tollerano le sue impennate di indipendenza; lui aveva replicato sempre affermando che una cosa è fare opposizione, altra cosa è trovarsi a dover governare una città o una regione. E ora gliel’hanno fatta pagare.

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