È nata una stella. Max Verstappen all’esordio in Red Bull vince con l’autorevolezza dei veterani il GP di Spagna, diventando, così, a soli 18 anni, 7 mesi e 15 giorni, il più giovane pilota di sempre a riuscirci. L’occasione dunque arriva, ma la sfrutta la Red Bull, che scarta il gentile omaggio della coppia Mercedes: la foga di Lewis Hamilton, più dell’eccesso di difesa di Nico Rosberg, alla terza curva, con un duplice harakiri che spiana la strada agli altri. La Red Bull stappa e celebra il suo nuovo campione: veloce, maturo e sottoposto pure a una dura prova di nervi nella difesa a oltranza su Kimi Raikkonen, che gli si incolla per oltre 15 giri nel finale, senza però riuscire a scalfirne la leadership. Il finlandese della Ferrari chiude 2° davanti al compagno di squadra Sebastian Vettel. Due Ferrari sul podio appaiono un bilancio confortante viste le premesse, ma il sapore dell’occasione persa (senza le Mercedes in pista) lascia sicuramente un retrogusto amaro in casa del Cavallino Rampante.
Il patatrac Mercedes dopo il via. Lo scontro che scatena la polemica in casa Mercedes arriva alla curva 3, dopo che Rosberg aveva superato Hamilton alla partenza, all’esterno della prima curva, e Lewis (forse innervosito) tenta un attacco al compagno per riprendersi la posizione e non agevolarne la fuga. Hamilton prende l’interno, in un punto in cui di solito non si passa, Nico difende la posizione con una deviazione ulteriore alla sua destra e la Mercedes del compagno finisce nell’erba. Senza controllo. Testacoda inevitabile, perdita di controllo e collisione con Rosberg. Gara finita per entrambi: nella sabbia. E così Rosberg perde l’occasione di centrare un pokerissimo di vittorie dopo i primi 5 GP stagionali.
La gara degli altri dopo l’uscita di Rosberg e Hamilton. Safety car immediata per 4 giri dopo il botto tra le Mercedes; si riparte con Ricciardo al comando, seguito da Verstappen, Sainz e le Ferrari di Vettel e Raikkonen. Pochi giri e le “rosse” si sbarazzano di Sainz prima della girandola dei pit stop. Inizia Ricciardo (11° giro), seguito da Verstappen e Raikkonen (12° giro), mentre Vettel ritarda di 4 giri e rientra terzo a 4″8 da Ricciardo, con un ritmo incalzante. È la dimostrazione che la Ferrari potrebbe farcela. Al 28° giro seconda sosta di Ricciardo, che monta le gomme soft; trascorre un giro e rientra Vettel, in marcatura. Soft pure per lui. Il distacco fra i due scende. Altre soste, per Verstappen e Raikkonen e al 38° passaggio la mossa della Ferrari: pit stop anticipato di Vettel, che monta le medie. È un “undercut” sull’australiano. Il tedesco inizia a guadagnare 1″ a giro, ma la Red Bull non si adegua alla marcatura, se non al 43° giro quando fa fermare Ricciardo. Troppo tardi.
Il rush finale. Seb passa durante la sosta dell’italo-australiano e rientra 3° alle spalle di Verstappen e Raikkonen. Al 50° dei 66 giri Verstapen è in testa con Raikkonen negli scarichi (0″9), Vettel a 9″1 e Ricciardo a 11″2, con una doppia lotta incrociata fra le “rosse” e le Red Bull. Alla 59° tornata Ricciardo attacca in staccata Vettel, le vetture si affiancano e sfiorano, con Seb che tiene la posizione e si arrabbia via radio dicendo: “E’ arrivato dritto nella mia macchina, che facciamo, corse o ping pong?”. Alle prese con i doppiaggi, Verstappen non trema e Vettel beneficia di problemi che affliggono Ricciardo al penultimo giro, nella forma di un cedimento della ruota posteriore sinistra che lo obbliga ai box: finirà 4°. La gloria però è solo per l’olandesino volante, che al via si era prodotto pure in un sorpasso all’esterno della curva 3 (come fece Alonso nel 2013) a Vettel, e che vince con doti di velocità, strategia e freddezza. Proprio vero: è nata una stella (nella foto Ap-Gazzetta.it: la gioia di Verstappen sul podio di Montmelò).
Il Mondiale. In classifica generale, la Mercedes “perde 43 punti”, come ha detto Toto Wolff a caldo dopo la collisione iniziale tra le due “Stelle d’argento”ma vede Rosberg sempre leader con 100 punti, contro i 61 di Raikkonen, i 57 di Hamilton e i 48 di Ricciardo e Vettel. Senza le Mercedes i GP sono bellissimi ed entusiasmanti. Ma la lotta iridata è sempre affare loro: fanno il bello e il cattivo tempo, nel bene e nel male.
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