di ENNIO SIMEONE – E’ difficile prevedere che cosa accadrà stamattina 14 luglio in Senato, chiamato (per un regolamento che è diverso rispetto a quello in vigore alla Camera) a votare automaticamente la fiducia o la sfiducia al governo Draghi, collegate alle misure economiche promosse dal governo stesso. Il gruppo dei senatori del Movimento 5 stelle, cioè, non potrà, in base al regolamento di Palazzo Madama, ripetere lo stesso comportamento tenuto tre giorni fa dai deputati M5s alla Camera, dove hanno confermato a favore delle misure economiche governative, ma sono usciti dall’aula quando si è votato per la fiducia o per la sfiducia al governo Draghi.
E’ una incongruenza del bicameralismo italiano sul quale, però, Draghi ha fatto leva per tentare di costringere i senatori Cinquestelle a confermare il sostegno a quelle misure economiche, ricavandone, però, contemporaneamente l’ottenimento della fiducia al suo operato complessivo, che invece quel partito non vuole concedere.
Perché?
A questa domanda i vari organi di informazione, stampati o radio-televisivi, ostili ai Cinquestelle (cioè praticamente tutti, ad eccezione forse soltanto del Fatto quotidiano e pochi siri web) preferiscono non rispondere, accusando il Movimento di incongruenza e di sabotaggio. Ma va detto, per correttezza informativa, che siamo di fronte ad una trappola, ad un artifizio inutile, dal momento che il Governo e segnatamente il presidente del Consiglio, Mario Draghi, sapeva benissimo che collegare il voto su provvedimenti di emergenza economica a un voto di fiducia complessiva alla politica governativa avrebbe potuto provocare lacerazioni all’interno del M5s, già lacerato dalla secessione capeggiata da Di Maio. Invece, recitando insistentemente lo slogan “Questo governo non esiste senza il Movimento 5 stelle” sta mettendo lo sgambetto a Conte e al M5s.
Con quale obiettivo? C’è chi insinua (speriamo che non sia vero) che Draghi voglia creare le condizioni per la caduta del governo e, da parte di Mattarella, lo scioglimento delle Camere, seguito da elezioni anticipate, alle quali lui non parteciperà per raggiungere l’obiettivo di prendere poi il posto dello stesso Mattarella, che viene considerato pronto a rifare le valigie già preparate alla scadenza del suo settennato, per lasciare a Draghi il Quirinale vacante. In questo disegno rientrerebbe la ripetuta insistenza di Draghi nell’affermare ancora in questi giorni (dopo la scissione ordita da Di Maio) che “questo governo non può esistere senza i Cinquestelle” e dunque la scissione capeggiata dal ministro degli Esteri (ribattezzato dai maligni “l’ex bibitaro”) rientrerebbe perfettamente in questa strategia: …duro l’ex sed lex.
Insomma una trama preparata contro Conte e il M5s, sempre secondo i maligni, addirittura con la connivenza di Beppe Grillo, definito sensibile a una sollecitazione dello stesso Draghi, in cambio dell’inserimento nel governo di quel singolare ministro “per l’Innovazione” con patente cinquestelle? Noi pensiamo che sia fantascienza, anzi fantapolitica. E comunque ce lo auguriamo. E dovrebbero augurarselo gli italiani.
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