È stato eseguito oggi nella Bergamasca il mandato di arresto europeo nei confronti della moglie e della figlia di Pier Antonio Panzeri, l’ex eurodeputato dei Socialisti e Democratici finito nell’inchiesta di Bruxelles per corruzione e riciclaggio, con vincolo di associazione per delinquere. Panzeri risulta avere ancora casa a Calusco d’Adda, il paese del bergamasco di cui è originario: proprio lì sarebbero state rintracciate la moglie di Panzeri, Maria Colleoni, 67 anni, e la figlia Silvia, 38. Le donne si trovano ora in carcere a Bergamo, dove sono state accompagnate in base al mandato che prevede la custodia cautelare in carcere.
La polizia belga ha fermato a Bruxelles l’eurodeputata socialista greca e vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili (foto).
Lo ha riferito all’Afp una fonte vicina alle indagini. L’arresto giunge in relazione all’inchiesta di corruzione che coinvolge il Qatar che ospita i Mondiali di calcio. Kaili è stata “fermata per essere interrogata” dalla polizia, ha riferito la fonte.
Il gruppo dei Socialisti all’Eurocamera ha sospeso, con effetto immediato, la vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili, fermata dalle autorità giudiziarie nell’ambito dell’inchiesta per corruzione che coinvolgerebbe mazzette pagate dal Qatar per influenzare decisioni a suo favore. Lo annuncia il gruppo S&D su Twitter. Kaili è stata in serata anche espulsa dal suo partito, il Pasok, su decisione del presidente Nikos Androulakis.
Mazzette per influenzare le decisioni sul Qatar: la procura di Bruxelles apre uno squarcio nell’Eurocamera in un’inchiesta che si preannuncia sanguinosa per la reputazione del Parlamento europeo. E che coinvolge, innanzitutto, il gruppo dei Socialisti. Le indagini, partite quest’estate, hanno portato al fermo di quattro italiani, tra i quali l’ex eurodeputato del Pd e di Articolo 1 Antonio Panzeri e Luca Visentini, per diversi anni a capo dei sindacati europei. Tra le personalità coinvolte c’è anche Eva Kaili, vicepresidente in carica dell’Eurocamera: l’esponente socialista greca è stata fermata, interrogata e la sua abitazione è stata perquisita. Secondo la procura di Bruxelles un Paese del Golfo avrebbe tentato di influenzare le decisioni economiche e politiche del Parlamento europeo. Come? “Versando ingenti somme di denaro o offrendo regali di grande entità a terzi che ricoprono posizioni politiche o strategiche di rilievo all’interno del Parlamento europeo”, ha spiegato la procura senza fornire né il nome del Paese coinvolto né quello di indagati e persone fermati. Ma secondo i quotidiani belgi Le Soir e Knack il Paese coinvolto sarebbe proprio quello che, in questi giorni, sta ospitando i Mondiali di calcio: il Qatar. Le indagini hanno portato a sedici perquisizioni effettuate dalla polizia giudiziaria in quattordici indirizzi differenti, in diversi quartieri di Bruxelles. A casa di Panzeri sarebbero stati trovati 600mila euro in contanti. E a Calusco d’Adda anche la moglie e la figlia di Panzeri sono state arrestate nell’ambito dell’inchiesta e portate in carcere a Bergamo. Gli altri due italiani fermati a Bruxelles sono Francesco Giorgi, assistente parlamentare dei Socialisti e compagno della Kaili, e Niccolò Figà-Talamanca, della ong No Peace Without Justice. Panzeri e Visentini sono due volti noti negli ambienti brussellesi. Il primo è stato eurodeputato dal 2004 al 2019 dopo un passato da sindacalista nella Cgil. Il secondo è stato per undici anni a capo della Etuc, la Confederazione dei sindacati europei. Ed è di pochi giorni fa la sua elezione a segretario generale della International Trade Union Confedaration, la confederazione mondiale dei sindacati. Panzeri e Visentini, oltre all’assidua frequentazione con l’Eurocamera, hanno un’altra cosa in comune: l’impegno per i diritti umani. Entrambi, infatti, sono legati alla ong Fight Impunity, fondata dallo stesso ex eurodeputato lombardo nel 2019. Ed è proprio sul binario della tutela dei diritti umani, soprattutto con l’avvicinarsi dei Mondiali, che potrebbe essersi sviluppato il rapporto con il Qatar. A Strasburgo, alla Plenaria dello scorso novembre, è andato in scena un dibattito sulla situazione dei diritti umani e dei lavoratori nello Stato del Golfo dopo le polemiche sul trattamento dei dipendenti stranieri che hanno contribuito alla costruzione degli stadi per il Mondiale. E, già in quei giorni, in diversi al Pe avevano asserito che la risoluzione finale avrebbe potuto essere più severa. Lo scorso primo novembre, invece, Kaili aveva incontrato il ministro del Lavoro qatariota Ali bin Samikh Al Marri, “accogliendo con favore l’impegno” di Doha “per i diritti dei lavoratori”. Per il momento, tuttavia, non è stato precisato su quali decisioni si è concentrata l’inchiesta. Di certo, dal punto di vista politico, il colpo per l’Eurocamera c’è stato e ci sarà. In particolare per il gruppo S&D. “Data la gravità delle accuse, chiediamo la sospensione dei lavori su tutti i dossier e delle votazioni in plenaria riguardanti gli Stati del Golfo, in particolare la liberalizzazione dei visti e le visite previste”, è stata la richiesta dei socialisti. “Si tratta di accuse estremamente gravi, si faccia luce”, hanno aggiunto gli eurodeputati Dem. Sulla stessa linea anche il Ppe, mentre dai vertici dell’Eurocamera per ora c’è un fermo no comment. Ma la polemica è destinata a montare. “La vicepresidente Kaili è indagata, si dimetta”, ha attaccato il M5S. “Bisogna fare chiarezza, chiediamo di affrontare il tema in Aula”, ha aggiunto la Lega. (fonte: ANSA)
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