Adriano Panatta consegna la Coppa dei Moschettieri a Novak Djokovic che vola nella leggenda del tennis a quote mai toccate neppure da Roger Federer e Rafael Nadal. Dopo tre finali perse, il serbo ha vinto oggi il suo primo Roland Garros battendo per 3-6 6-1 6-2 6-4 lo scozzese Andy Murray. Il numero 1 del mondo è ora il primo tennista dai tempi di Rod Laver a vincere 4 titoli dello Slam di fila: Wimbledon e US Open 2015, Australian Open e Roland Garros 2016. Il match odierno però non è stato all’altezza dell’importante posta in palio.
Il primo set parla scozzese. Andy Murray, che aveva meno benzina in corpo per via delle 5 ore di tennis in più nelle gambe rispetto a Djokovic, ha avuto una partenza migliore, ma si è spento dopo meno di un’ora. Nole invece è partito senza affondare, cosa che invece ha fatto dall’inizio del secondo set fino alla fine dell’incontro. La gara è iniziata con un break per parte: Murray, che aveva vinto il sorteggio e deciso di servire, ha perso la battuta a zero, Nole invece a 30, dopo essere stato 0-40, passato da un magistrale lob messo a segno dallo scozzese. Il serbo, senza prime e giocando troppo lontano dalla riga di fondo, ha perso anche il suo secondo turno di battuta e Murray, che non ha sbagliato un colpo, è filato liscio avanti 4-1. Lo scozzese ha tenuto a fatica (ma senza concedere palle break) il settimo game per il 5-2, poi ha chiuso per 6-3 dopo che Djokovic si era imbestialito con l’arbitro per un overrule.
Sale in cattedra Nole, Andy sparisce. Murray è arrivato alla palla break anche nel primo game del secondo set, poi le energie lo hanno abbandonato di colpo e Djokovic è salito in cattedra prendendosi in mano la partita. Nella trance agonistica il serbo ha infilato un parziale di 14 game a 3 fino al 2-0 del quarto set. Lo scozzese ha tentato di rimanere incollato alla gara il più possibile, ma sul 2-4 è andato sotto 0-40 e un dritto lungolinea a campo aperto si è guadagnato (sorridendo al cambio campo) la possibilità di servire per la vittoria. Le gambe di Djokovic però hanno tremato e Murray si è rifatto sotto fino al 4-5. Ma la seconda volta che Djokovic ha servito per il match è stata quella buona. La risposta corta di Murray e poi il lob sbagliato hanno mandato Nole a un doppio match point che però ha mancato. Sul primo ha fatto doppio fallo, sul secondo ha messo un rovescio in corridoio. Una sbracciata di dritto al volo gli ha dato il terzo match point che ha trasformato quando Murray ha messo in rete l’ultimo rovescio dopo 3 ore e 3 minuti. Nole è stato superiore con la percentuale di prime (69% a 50%) e con i punti fatti con la seconda di servizio (59% a 41%). Sette le palle break trasformate su 14 contro le 3 su 10 di Murray. 41 vincenti e 37 errori per Nole, 23 vincenti e 40 errori per Murray.
La prima volta di Djoko. Per Djokovic è il primo successo a Parigi dopo le finali perse nel 2012 e 2014 contro Nadal e 2015 contro Wawrinka (nella foto Gazzetta dello Sport: Djokovic con la Coppa del Roland Garros). Un successo che gli vale il 12° titolo dello Slam, gli stessi di Roy Emerson, uno in più di Bjorn Borg, 60 anni domani, e Rod Laver. Sia Djokovic che Emerson hanno vinto 6 Open d’Australia e 2 US Open; per Roy 2 Wimbledon e 2 Roland Garros, per Nole un trionfo a Parigi e 3 Wimbledon. Da oggi Nole è entrato di diritto in 3 club che hanno come soci solo immortali. Nel club di chi ha vinto almeno 4 Slam di fila: qui è in compagnia di Don Budge (6 slam di fila da Wimbledon 1937 all’US Open 1938) e di Rod Laver (slam nel 1962 e 1969). Poi nel club di chi ha vinto almeno una volta tutti i Major (è l’ottavo dopo Perry, Budge, Emerson, Laver, Agassi, Federer e Nadal) e infine nel club di chi ha firmato le prime due tappe dello Slam: dopo Laver era riuscito solo 3 volte di fila a Bjorn Borg (1978-1980), una volta ciascuno a Mats Wilander (1988) e Jim Courier (1992).
Andy nel “club degli sconfitti”. Per Murray l’ennesima batosta: è l’ottava finale Slam persa. Peggio solo Ivan Lendl (11 finali perdute) e Roger Federer (9) che però hanno vinto molto più dello scozzese in carriera. Wimbledon è alle porte e Djokovic pare imbattibile. Se è dal 1969 che nessuno è capace di vincerli tutti e quattro nello stesso anno, una ragione ci dovrà essere. Chiedere a Serena Williams, o meglio a Steffi Graf, l’ultima a fare bingo nel 1988: “Fu un incubo, una fatica immane vincere anche a New York. La pressione mi stava schiacciando e non riuscivo a concentrarmi sulle partite e sul torneo che volevo e dovevo assolutamente vincere”.
Fabio Fognini incontrerà David Ferrer nella sfida odierna del torneo di US Open. Nell’ultimo scontro diretto degli Vienna Open 2015, Ferrer è riuscito a vincere per 2 a 0. Mi chiedo se Fognini ci ha preparato una sorpresa per oggi. Sulla base dei risultati passati dei due giocatori, mi aspetto che Ferrer riesca a giocare una bella partita e a strappare la vittoria. Sarà interessante vedere se Ferrer vincerà con una differenza di 2 set proprio come nell’ultimo scontro diretto.