SANREMO, IL FESTIVAL, ZELENSKY, PUTIN E I SERVITORI DEL POPOLO

di ENNIO SIMEONE – Premessa la riconferma della piena solidarietà al popolo ucraino per la guerra scatenata contro il suo Paese dalla Russia di Putin, riteniamo opportuno, persino doveroso, condividere il dissenso verso la richiesta del presidente Zelensky di avere ospitalità in una delle serate del Festival di Sanremo, così come l’aveva richiesta (e purtroppo ottenuta in altri paesi) in un paio di eventi d’altro genere che godevano della risonanza in trasmissioni  televisive.

E’ un dissenso, il nostro, persino doveroso difronte alla catastrofe umanitaria che si sta consumando da un anno sotto i nostri occhi con raccapriccianti devastazioni e un numero di vittime incalcolabile (addirittura tenuto segreto, oppure esagerato o sminuito, secondo convenienza, da entrambe le parti): una strage di vite umane in entrambe le parti e una immensa devastazione territoriale che perciò non potrà avere un vincitore, comunque la si guardi, e forse alla fine solo dei vincitori occulti: i produttori e fornitori interessati e insistenti di armi (tra cui anche qualche ingombrante personaggio di spicco della politica italiana) e gli aspiranti concorrenti ai guadagni sulle spese belliche e sulla ricostruzione delle città e dei paesi devastati.

Tutti costoro si stanno prodigando in missioni con profferte di  armi e incoraggiamenti all’Ucraina per la prosecuzione della guerra, accompagnate da derisioni quando da Mosca è stato espresso rammarico per il mancato coinvolgimento alle celebrazioni della sconfitta del nazifascismo nella seconda Guerra Mondiale, nella quale fu determinante per la Liberazione anche l’enorme contributo di vite umane pagato dalla Russia, come testimoniano i cimiteri di guerra.

Ma, tornando a Zelensky e al Festival di Sanremo, c’è da chiedersi (e da chiedere ai sostenitori di chi s’indigna per i dubbi sulla sua esibizione all’appuntamento canoro) a che cosa servirebbe questa esibizione: non certo a convincere Putin alla trattativa, dal momento che lui ha affermato che mai… si siederà ad un tavolo con il presidente russo, e addirittura ha comicamente (più che provocatoriamente) invitato i sostenitori delle trattative (tra cui Papa Francesco) ad accertarsi che il leader russo sia ancora vivo e ad affermare che i video che lo mostrano in attività sarebbero addirittura falsi.

Quindi Zelensky – forse disturbato dagli scandali in cui sono stati coinvolti alcuni suoi ministri e uomini di fiducia nel governo ucraino da lui presieduto e dalle epurazioni che si è visto costretto a compiere in questi giorni – sta cercando diversivi affidandosi alla  sua professione: quella di attore, che ha egregiamente esercitato nello sceneggiato televisivo “Servitore del popolo” trasmesso a puntate  dalla tv ucraina con un boom di ascolti e di popolarità,  tanto da essere stato eletto realmente al governo di Kiev  con un voto quasi plebiscitario quando ha deciso di candidarsi a presidente dell’Ucraina.

Però Sanremo non è una fiction: è soltanto, modestamente, una bella competizione canora.

Vorremmo ricordarlo anche a Bruno Vespa (che caldeggia, dalla sua comoda poltrona televisiva, l’ospitalità sanremese a Zelensky) : quella che stanno vivendo gli ucraini (e i russi) è una tragedia, e non dovrebbe esserci posto nemmeno per una puntata extra del “servitore del popolo”.

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