Aumenta in Italia il numero di nuove diagnosi di tumore della vescica. Solo nel 2022 sono state 29.200 e si è registrato un +8% di casi l’anno rispetto al 2017, quando furono 27.000. I più colpiti risultano gli uomini (oltre 23mila) ma crescono in cinque anni dell’11% anche i casi femminili. Sotto accusa sono soprattutto gli stili di vita scorretti, a partire dal fumo di sigaretta, che è responsabile del 43% delle patologie neoplastiche uroteliali maschili e del 25% di quelle femminili. Senza dimenticare che non esistono programmi di screening per la prevenzione secondaria. Quando si riesce ad ottenere una diagnosi precoce, la sopravvivenza a cinque anni è dell’80% anche grazie agli ultimi progressi delle terapie. E’ quanto evidenziato dalla FICOG (Federation of Italian Cooperative Oncology Groups) durante il convegno nazionale: “Utilizzo dei dati in ricerca clinica. Come destreggiarsi nei vincoli della normativa privacy”. L’evento si è svolto oggi a Milano e ha visto la partecipazione di oltre 100 specialisti da tutta Italia.
“Il principale campanello d’allarme è la presenza di sangue nell’urine – afferma il prof. Giuseppe Procopio, direttore del Programma Prostata ed Oncologia Medica Genitourinaria Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano -. E’ un sintomo evidente che deve essere segnalato il prima possibile al proprio medico ed allo specialista urologo nell’intento di eseguire esami più specifici con intento diagnostico. Nel 75% dei pazienti la malattia si presenta allo stadio iniziale ed è confinata alle parti superficiali della parete vescicale. Possiamo così intervenire chirurgicamente con buone opportunità di guarigione. Di più difficile gestione sono invece i casi metastatici che ammontano in Italia a circa a 7.300 l’anno. Per questi malati le opzioni terapeutiche al momento sono ancora piuttosto limitate”.
Proprio per questo la FICOG ha attivato il primo Registro Nazionale la cui realizzazione è stata resa possibile con il supporto non condizionante di Gilead Sciences. “E’ uno progetto di ricerca di cui vi è assoluta necessità nel nostro Paese – sottolinea il prof. Carmine Pinto, presidente FICOG -. Siamo riusciti a coinvolgere oltre 50 centri e abbiamo raggiunto una copertura uniforme dell’intero territorio nazionale. Lo studio SATURNO è multicentrico, prospettico e si pone l’obiettivo di raccogliere dati riguardanti la gestione dei pazienti con carcinoma uroteliale metastatico sottoposti a trattamento attivo o ad una terapia di supporto in linea con le raccomandazioni nazionali e internazionali. Attraverso un accurato monitoraggio, e una successiva elaborazione dei dati, vogliamo produrre nuove evidenze scientifiche circa l’efficacia delle cure. Al tempo stesso il registro potrà far emergere quali siano i bisogni, più o meno insoddisfatti, dei malati”.
“I casi metastatici sono trattati con la chemioterapia, l’immunoterapia o la cistectomia radicale che però è un intervento chirurgico molto complesso – aggiunge il prof. Procopio – È previsto a breve l’arrivo, anche nel nostro Paese, di nuovi trattamenti che hanno dimostrato dei vantaggi clinicamente rilevanti. Tra questi vi è sacituzumab govitecan, un anticorpo-farmaco coniugato già utilizzato nel carcinoma mammario triplo negativo metastatico. Negli USA è stato approvato per i pazienti colpiti da tumore uroteliale localmente avanzato o metastatico trattati già precedentemente con la chemioterapia”.
Il cancro della vescica risulta essere la dodicesima neoplasia più diffusa a livello mondiale. Solo in Italia vivono 313mila persone con questa neoplasia: 255.000 uomini e 58.600 donne. “Nel corso degli ultimi anni siamo riusciti a ridurre i tassi di mortalità grazie soprattutto all’arrivo nella pratica clinica di nuove cure – prosegue il prof. Pinto -. Nonostante l’innovazione terapeutica i decessi ammontano ancora a più di 6.000 l’anno in Italia e preoccupa anche l’aumento dell’incidenza. Bisogna quindi intervenire anche sulla prevenzione primaria, l’unica possibile per questa forma di cancro. I fumatori corrono un rischio almeno tre volte più elevato di sviluppare il carcinoma rispetto ai non tabagisti. Questo spiega in parte l’aumento dell’incidenza tra le donne, maggiore rispetto a quella registrati tra gli uomini. Un altro fattore di rischio conclamato è l’esposizione a sostanze chimiche presenti in alcuni coloranti, diserbanti o idrocarburi. Per i lavoratori a rischio sono stati avviati negli anni scorsi dei programmi di screening specifici. L’impatto della malattia sull’intero sistema sanitario nazionale può essere ridotto e come FICOG vogliamo dare un nostro contributo con il nuovo Registro”.
“Siamo lieti di collaborare con FICOG, AIOM e con i Centri di Oncologia di eccellenza del nostro Paese per promuovere e sostenere progetti scientifici di rilievo, come quello che viene presentato oggi e che monitorerà i pazienti colpiti dalle forme più gravi di carcinoma uroteliale”, afferma Cristina Le Grazie, Direttore Medico di Gilead Sciences. E conclude: “Il Registro nazionale, primo in Italia, sarà fondamentale per acquisire una conoscenza completa e approfondita della condizione e dei bisogni dei pazienti con questo tipo di carcinoma. Crediamo nell’importanza di offrire ai pazienti oncologici italiani un supporto a 360 gradi e aver sostenuto la creazione di questo registro costituisce per Gilead una ulteriore espressione di questo impegno”.
Commenta per primo