Strage di Erba. Il criminologo Michel Maritato a Cusano Italia TV fornisce una originale e inesplorata pista islamica: “Olindo e Rosa sono innocenti, la chiave è nel rituale religioso”

di SERGIO TRASATTI/ “Una strage di cui si doveva trovare subito la chiave, come si suol dire: sbattere il mostro in prima pagina. Ancora una volta, è d’obbligo una profonda riflessione e, soprattutto, occorre esaminare il caso in chiave religiosa”. Lo ha dichiarato Michel Maritato, giornalista specializzato in criminologia, nel corso del programma cult di Cusano Italia Tv “Crimini e criminologia”, in onda ogni domenica sera sul canale 264 del digitale terrestre. Un programma curato e condotto da Fabio Camillacci (nella foto a destra: Michel Maritato durante una puntata di “Crimini e Criminologia”).

Nella puntata di domenica 30 aprile, il giornalista ha ribadito la necessità di riaprire il caso e revisionare il processo nei confronti di Olindo Romano e Rosa Bazzi, evidenziando la particolare suggestione legata al mondo islamico, relativa alle modalità di esecuzione della strage di Erba. Il presidente di Assotutela ha spiegato: “Si tratta di un rituale descritto nel Corano, legato ai giorni della festa islamica, la ʿīd al-aḍḥā (in arabo: عيد الأضحى‎, “festa del sacrificio”), nota anche come ʿīd al-naḥr (in arabo: عيد ﺍﻟﻨﺤر‎, “festa dello sgozzamento”) oppure ʿīd al-qurbān (in arabo: عيد ﺍﻟﻘﺮﺑﺎﻥ‎, “festa dell’offerta a Dio”), è la festa celebrata ogni anno nel mese lunare di Dhū l Ḥijja in cui ha luogo il pellegrinaggio canonico, detto ḥajj”.

Un rito importantissimo, i cui festeggiamenti iniziano dal 6 dicembre e proseguono per 4 giorni. E a tal proposito, Michel Maritato ha aggiunto: “Guarda caso l’11 dicembre 2006 furono uccise le vittime, con esecuzione verosimilmente riconducibile alla macellazione halal con taglio della carotide e dell’esofago, con dissanguamento e separazione del sangue dal corpo. Olindo e Rosa, l’uno operatore ecologico, l’altra domestica a ore, erano in grado di poter effettuare esattamente questo?”.

Quindi una nuova pista, contenuta nell’appello del criminologo per la riapertura del caso: quella della vendetta letta in chiave di sciaria ritualistica ed esoterica islamica. Il giornalista e criminologo ha concluso dicendo: “Il sacrificio ordinato da Dio ad Abramo per metterlo alla prova è alla base del rito sacrificale islamico dell’ʿīd al-aḍḥā, nota anche come festa del sacrificio del figlio o sacrificio di ismaele. Ė qui che si deve guardare, anche considerando il nome del bambino trucidato, Youssef Marzouk, il figlio del tunisino Azouz, che non è altro che il nome del nostro Gesù. Tutti riferimenti che non lasciano spazio a perplessità”. Un’ipotesi che rafforza la pista di una vendetta della criminalità islamica operante in Italia contro lo stesso Azouz Marzouk, già finito in carcere in passato per spaccio di droga e che, guarda caso, il giorno della strage non era in Italia ma in Tunisia.

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