A chi e a che cosa è servita la visita di Zelensky a Roma al Papa (e poi a Parigi e a Berlino)? Non certo alla pace!

Altro che trattative, altro che tentativi di porre fine alle stragi e alle devastazioni  che da quasi un anno e mezzo stanno stravolgendo l’Ucraina per la guerra scatenata da Putin! Il viaggio in Italia e poi in Francia e in Germania compiuto da Volodimir Zelensky aveva in realtà lo scopo di fare una incetta ancor più copiosa di armi più potenti e più sofisticate non per arginare le ostilità insensate della Russia ma con l’obiettivo di proseguire la guerra e non più solo per bloccare la sanguinosa e devastante invasione (in gran parte fallita) concepita dal dittatore russo.

 E in realtà soltanto all’ultima tappa del giro compiuto a Roma dal capo ucraino, quella in Vaticano, lo si è capito senza alcuna ombra di dubbio: Zelensky ha quasi sbeffeggiato lo speranzoso Papa Francesco dicendo che  non c’è alcun bisogno di mediatori per fermare le ostilità, perché lui non ha alcuna intenzione di trattare con Putin e quindi non c’è nulla da mediare tra lui e il leader russo per una pace non richiesta. E’ venuto in Europa con l’unico obiettivo di ricevere (in regalo)  più armi e ancor più offensive, più sofisticate, e in maggior quantità di quelle che gli sono state fornite finora,  perché la guerra contro Putin non vuole che si concluda con un accordo di pace, ma con la sua vittoria contro Putin.

Insomma altro che strette di mano e, addirittura, baci e abbracci (e conversazione di oltre un’ora senza interprete con la Meloni), oltre che con Mattarella,  Macron e Scholz! Più armi, più offensive, e più munizioni in cambio (forse, ma non esplicitamente) della possibilità che per la ricostruzione della parte del suo paese distrutta, anzi devastata, dagli sfrenati attacchi russi, ci possa essere lavoro per le imprese edilizie e manifatturiere anche dell’Italia.

Purtroppo di questi obiettivi che la visita del capo ucraino si prefiggeva non si è trovata traccia nella timida intervista collettiva alla quale hanno partecipato in tarda serata una decina  di giornalisti italiani sotto la ovattata regìa di Bruno Vespa.

Resta solo da chiedersi quanto sia costata alle modeste casse dell’Italia la gigantesca mobilitazione di misure di sicurezza per garantire a Zelensky di spostarsi in tranquillità tra i vari appuntamenti di questa altrettanto gigantesca peregrinazione domenicale nella capitale d’Italia accompagnata da sterminati quanto inutilmente enfatici collegamenti televisivi e radiofonici. (Ennio Simeone)

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