di STEFANO CLERICI – Non capisco proprio tutto questo accanimento contro la povera Elly Schlein, “colpevole”, a mio avviso, solo di un meritorio tentativo di rianimazione di un “paziente” – il Pd – da anni in coma profondo. Da quando, cioè, Matteo Renzi gli ha fatto perdere sei milioni di globuli rossi (leggi elettori) e nessuno dei “luminari” che si sono poi alternati al suo capezzale è riuscito a recuperarli. Anzi.
Dunque, perché scandalizzarsi – come fanno tanti illustri commentatori, ultimo Massimo Gramellini sul Corriere della Sera – per aver nominato Paolo Ciani vicecapogruppo alla Camera, al posto del giovane De Luca, figlio del ras della Campania? Perché Ciani non è iscritto al Pd? Bene, meglio. Per le trasfusioni ci vuole sangue incontaminato, altrimenti sono pericolose o quantomeno inutili.
Tutti questi illustri critici, della prima e dell’ultima ora, in buona o in malafede, sembrano convinti che Elly Schlein sia un altro segretario-Tafazzi, che, vittima anche lei della maledizione che da sempre incombe sul Pd, qualsiasi cosa faccia, la faccia per farsi del male. Io credo sia proprio il contrario. Credo che Elly Schlein abbia una grandissima voglia di liberarsi dei tanti Tafazzi che fin qui hanno operato impunemente nel Pd, martellando fino allo sfinimento elettori e simpatizzanti di una vera sinistra. A partire proprio dai nostalgici di quell’Attila fiorentino che, nella sua follia autolesionista (autolesionista per il Pd, non certo per lui), ha causato la prima inarrestabile emorragia.
Altro discorso è se la nuova segretaria riuscirà nell’impresa. E qui i dubbi, purtroppo, non sono pochi. Alimentati non solo dalle ormai decennali incrostature che soffocano il Pd, ma anche, in realtà, da alcuni atteggiamenti della stessa segretaria. Per vincere questa battaglia ci vogliono chiarezza e coraggio. E se è giusto rispettare il pluralismo, questo non deve mai diventare un alibi per giustificare il mancato cambiamento o, peggio, l’ambiguità su temi essenziali della nostra vita sociale, economica, politica.
Esistono altri “casi” De Luca? Bene, facciamoli scoppiare e facciamo altre “trasfusioni”.
La guerra? Bene, aiutiamo l’Ucraina, ma si dica chiaramente che oggi non è più solo Putin a fare l’intransigente, che in questa annosa disputa non c’è nessuno senza peccato e che al tavolo delle trattative ognuno dovrà rinunciare a qualcosa.
Il reddito di cittadinanza? Difendiamolo a oltranza, anche se non è una bandiera del Pd, pronti a scendere in piazza per impedire che centinaia di migliaia di persone finiscano tra pochi mesi in mezzo alla strada.
Le tasse? Bene, smettiamola di avere paura delle parole. Non si può chiamare “patrimoniale”? Chiamatela come volete, ma una misura per redistribuire il reddito, tassando – sul serio e non per finta come adesso – i superprofitti, limitando il contante, colpendo duramente chi evade, è doverosa e si deve dare battaglia fuori e dentro il Parlamento.
Il lavoro? Bene, diciamo una volta per tutte e senza riserve, che il Jobs Act è stato un clamoroso errore e appoggiamo senza se e senza ma le iniziative sindacali per restituire dignità al lavoro, per alzare i salari e garantire i diritti.
Insomma, cara Elly Schlein, torniamo a fare la sinistra. E allora, forse, Tafazzi diventerà solo un ricordo…
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