di SERGIO TRASATTI/ Sono passati 43 anni da quel drammatico 2 agosto 1980 quando alle ore 10:25 una potente bomba esplose alla stazione ferroviaria di Bologna causando 85 morti e oltre 200 feriti. Il più grave atto terroristico nella storia della Repubblica italiana. Se ne è parlato a “Crimini e Criminologia” su Cusano Italia TV partendo dal 27 giugno precedente, cioè: dalla strage di Ustica. Tra gli altri è intervenuto l’ex parlamentare Carlo Giovanardi che come membro della Commissione parlamentare d’inchiesta sul Caso Moro venne convocato formalmente a Palazzo Chigi per essere nuovamente diffidato a non rendere pubbliche le carte classificate con la dicitura, “segreto” e “segretissimo” che aveva potuto consultare.
Le parole dell’ex senatore. Intervistato da Fabio Camillacci, Carlo Giovanardi ha rivelato: “Ora il segreto di Stato è stato tolto e quelle carte sono finalmente in libera consultazione, compreso il drammatico messaggio inviato dal colonnello Giovannone da Beirut nella mattinata del 27 giugno 1980, in cui si avvertiva che si era nell’imminenza di un’annunciata rappresaglia in quanto l’ala più estremista della resistenza palestinese chiedeva a gran voce la liberazione di Abu Salek arrestato e processato per il trasporto dei missili terra-aria ad Ortona nell’autunno del 1979. A quella prima bomba esplosa nel DC-9 fece seguito il 2 agosto una seconda bomba alla stazione di Bologna”.
L’accusa di Giovanardi. L’ex ministro e sottosegretario ha aggiunto: “Ciò che davvero non si comprende sono i motivi per i quali, se una bomba fa esplodere la Stazione di Bologna, tutti sono concordi nel parlare di una tragedia, mentre se una bomba fa esplodere un aereo di linea, il denunciarlo sarebbe un depistaggio. Con questo termine infatti vengono tacciati coloro che prendendo atto di ciò che esperti di chiara fama, italiani e stranieri, hanno scritto nella perizia tecnica svolta nell’ambito del rapporto Misiti, sostengono che non ci fu nessuna battaglia aerea”.
“Ustica l’avvertimento, Bologna l’ulteriore risposta palestinese”. Carlo Giovanardi ha chiosato dicendo: “In realtà sono in molti ormai a ritenere che la prima bomba che fece esplodere il DC-9 Itavia, costituiva un avvertimento dei terroristi. Mentre la seconda bomba, quella fatta esplodere alla Stazione di Bologna 43 anni fa, non fu altro che una più cruenta risposta al fatto che per i palestinesi l’Italia non aveva rispettato il cosìddetto “lodo Moro”. Ovvero, un patto segreto di non belligeranza tra Stato italiano e Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina; patto che deve il suo nome all’allora ministro degli Esteri Aldo Moro”. A distanza di 43 anni il mistero rimane.
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